Da Berna hanno bloccato tre iniziative cantonali riguardanti il Ticino. Si tratta della proposta di istituire una regione a statuto speciale e dell’abrogazione dell’accordo dei frontalieri. Bocciata anche l’iniziativa in cui si chiedeva che la competenza per fissazione dei contingenti e tetti massimi riguardanti i frontaliere fosse trasferita ai cantoni.
La dogana di Fornasette dal lato svizzero
Stop alla proposta per trasformare il Ticino una regione a statuto speciale. L’istituzione di una regione a statuto speciale per il Ticino al fine di mitigare le conseguenze della libera circolazione non troverebbe una maggioranza in parlamento. Per questo la Commissione dell’economia e tributi degli Stati (CET-S) proporrà al plenum di non dare seguito a un’iniziativa cantonale in tal senso. Anche due altre iniziative ticinesi sono state bocciate all’unanimità dalla CET-S, indica una nota odierna dei Servizi del parlamento, poiché gli obiettivi perseguiti sono in parte stati realizzati.
Stop alla richiesta di abrogare l’accordo sui frontalieri del 1974. È il caso dell’iniziativa che chiede l’abrogazione dell’accordo sui frontalieri del 1974 e la sua rinegoziazione. Da quando la CET-S si è occupata di questo dossier all’inizio dell’anno, Roma e Berna hanno fatto progressi in materia raggiungendo un’intesa circa una modifica della Convenzione per evitare la doppia imposizione. Circa i frontalieri, è stata negoziata una road map che dovrebbe condurre a un accordo – migliore di quello attuale per il Ticino - entro la metà di quest’anno.
Nessuna competenza cantonale per la fissazione dei contingenti e tetti massimi dei frontalieri. No anche all’iniziativa con cui si chiede che la competenza per la fissazione dei contingenti e tetti massimi riguardanti i frontalieri sia trasferita ai cantoni. Per la CET-S, tale richiesta va affrontata nell’ambito dell’attuale discussione sull’attuazione dell’iniziativa “Contro l’immigrazione di massa”. (ATS)