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Svizzera: è consentito (davvero) sparare ai gatti?

Da Eloisa @EloisaMassola
Svizzera: è consentito (davvero) sparare ai gatti?La notizia è di quelle ghiotte e, nei giorni passati, è rimbalzata da un blog all'altro, da Facebook a Twitter. In Italia, così ne parla il "Corriere della Sera":
Lara Croft ci ha provato. Con la sua faccina triste e la zampetta sinistra sollevata da terra ha cercato di convincere gli umani del suo Paese, la Svizzera, a non imbracciare il fucile per sparare a quelle come lei. Niente da fare. È stato un buco nell'acqua. E sì che ne ha raccolte di firme con la sua petizione: in tutto, 13.700. «Diciamo basta alla caccia dei gatti erranti» c'era scritto in quella benedetta petizione con la sua foto. 13.700 fogli mandati al Bundesrat, il Consiglio federale, perché abolisse - appunto - il permesso di caccia che avviene quasi sempre a fucilate, con il risultato che spesso le pallottole feriscono soltanto e da quel momento in poi i poveri felini si ritrovano a vagare sanguinanti per giorni e giorni. Muoiono sfiniti dal dolore o, se va «bene», restano mutilati. A Lara Croft è andata bene e con il tempo ha imparato a fare a meno della zampa ferita. Luc Barthassat, deputato del cantone di Ginevra, si è dato un gran daffare per aiutare i ragazzi di Sos Chats che hanno lanciato l'idea della petizione «per fermare questo massacro». Ne ha fatto una campagna sua, l'ha sostenuta nelle sedi pubbliche, ha moltiplicato contatti e firme, «rendiamo possibile la caccia soltanto in caso di allarme sanitario, per esempio un'epidemia di rabbia» ha mediato. Tutto inutile. La risposta del governo (che aveva ricevuto a giugno le firme) è stata «no»: sono i singoli cantoni a decidere delle soppressioni, ha fatto sapere quattro giorni fa il Consiglio federale. E poi, rivelano i siti d'informazione e i giornali elvetici, il Bundesrat ritiene necessario lo «sfoltimento dei gatti randagi» sia perché mettono in pericolo costante uccelli, lepri e rettili, sia perché da «erranti» finiscono con l'accoppiarsi a gatti molto più selvatici di loro minacciando così, con possibili malattie, la sopravvivenza stessa della specie domestica. (29 agosto 2011)
Il grido di indignazione di animalisti e gattofili è stato unanime e si è fatto subito sentire sul Web. Io stessa ho pubblicato il link all'articolo sopra riportato sulla mia pagina di Facebook e su tutti i gruppi animalisti a cui sono iscritta.
Alcuni internauti hanno esagerato, dedicando agli svizzeri in toto pesanti epiteti: mossa sbagliata e decisamente poco intelligente. Gli svizzeri, di fronte a insulti e calunnie, hanno reagito in modo diverso: alcuni hanno detto di vergognarsi essi stessi per il provvedimento; altri hanno preparato la controffensiva, tentando di dimostrare che, in realtà, la legge che consente agli organi competenti l'abbattimento dei gatti randagi è di vecchia data e che finora nessuno se n'era mai preoccupato: "E' la solita bufala di Internet!" dicono.

Cerchiamo di fare chiarezza.
Il Disinformatico (blog di Paolo Attivissimo, che dichiara di essere egli stesso un gattofilo) riporta il testo di legge 922.0, la "Legge federale sulla caccia e la protezione dei mammiferi e degli uccelli selvatici": all'articolo 5 ("Specie cacciabili e periodi di protezione") si parla chiaramente anche del "gatto domestico inselvatichito".
Su questa definizione, è facile arrampicarsi sugli specchi: si dice infatti che il "gatto domestico inselvatichito" costituirebbe un pericolo genetico per il gatto selvatico, a rischio di ibridazione qualora si accoppiasse con altre specie feline.
A questo punto della discussione è opportuno fare una prima precisazione: sarebbe utile chiamare le cose col loro nome e dire che i fantomatici "gatti domestici inselvatichiti" altro non sono se non i nostri randagi - quelli che in Italia (almeno sulla carta!) vengono tutelati da una legge apposita, come patrimonio faunistico; gli stessi che voi sfamate mettendo fuori dalla porta un piattino d'avanzi o di crocchette. Ebbene, sappiate che, nella realtà dei fatti, state sfamando un "gatto domestico inselvatichito", potenzialmente dannoso per l'ecosistema.

Poco importa che, come riporta Il Disinformatico, l'abbattimento dei gatti randagi non sia frequente (9 gatti uccisi nel Canton Ticino nel 2005, 5 nel 2006, 9 nel 2007, 10 nel 2008, 14 nel 2009 e 12 nel 2010) e che possa essere svolto solo dagli organi competenti: è l'assunto di base di questa legge a essere sbagliato, perché si fonda su un'errata concezione antropocentrista, secondo cui spetterebbe all'uomo vigilare sul flusso dinamico della natura. Vigilare a colpi di fucile, s'intende.
Se consideriamo la questione da un'ottica antispecista, l'uccisione anche di un solo gatto è un atto deprecabile.

In realtà, pare che in Svizzera i gatti randagi siano pochi e che quelli domestici lasciati liberi di scorrazzare siano quasi sempre muniti di collarino. Così almeno mi rispondono alcuni utenti svizzeri di Facebook. Ma qualche gatto randagio dovrà pur esistere, dato che sopravvivono associazioni come SOS Chats; e se il mio gatto domestico, durante la sua uscita pomeridiana, perdesse il collarino? Potrebbe essere ucciso anche lui?
Penso inoltre al mio Victor e a tutti i randagi che visitano il mio cortile sul retro e a cui dò da mangiare: che cosa può accadere ai Victor elvetici, sebbeno meno numerosi che in Italia? Possono essere uccisi?
Rivolgo tutte queste domande agli iscritti svizzeri del gruppo FB "Contro la caccia ai gatti in Svizzera", ma non ottengo risposte convincenti. Continuano a ripetermi che in Svizzera i randagi sono pochi, veramente molto pochi...
Va bene, ma quei pochi non hanno diritto a vivere?
Mi dicono che neppure in Italia gli animali (e i randagi in primis) se la passano molto bene. Verissimo: nella pratica, ahimé, in Italia facciamo acqua da tutte le parti, nonostante l'esistenza di una buona legge che tutela i cani e i gatti senza fissa dimora. Ma la deprecabile situazione italiana può forse giustificare una legge (svizzera) iniqua?

«Cosa vuoi farci, la legge è vecchia» proseguono i miei interlocutori. «Esiste da molti anni e nessuno aveva mai scatenato un simile putiferio.» Forse perché, gli animalisti d'oltre confine ancora non sapevano dell'esistenza di questa legge; e forse perché essa è tornata alla ribalta in seguito al fallimento della raccolta firme organizzata dalle associazioni animaliste elvetiche.
Queste associazioni avrebbero sprecato tempo e risorse per promuovere una petizione inutile, contro una legge che, di fatto, non viene mai applicata?
Il problema, stando a quanto riporta il "Corriere del Ticino", riguarderebbe i costi:
Come detto il Consiglio federale ha risposto «no»: vuoi perchè la decisione in materia spetta ai Cantoni, vuoi perchè le campagne di sterilizzazione/castrazione sono troppo costose. Sarà anche vero, ma... chi glielo dice a Tommy, il gatto del vicino che tutte le sere saluta con un miao e tante moine quelli che tornano a casa dal lavoro, che un giorno o l’altro potrebbe essere scambiato per un randagio e finire sparacchiato?
Tutto il mondo è paese, dunque? A quanto pare è così - ma guai a dirlo troppo forte...

Svizzera: è consentito (davvero) sparare ai gatti?
Victor, il mio personale "gatto domestico inselvatichito"...


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