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tanti auguri di buon compleanno, caro rob

Da Robertodragone

Tra pochi giorni è il mio compleanno, e io sono un po’ triste. Non so se le due cose siano collegate, ma probabilmente sì. Il motivo è tanto semplice quanto banale, infantile, ed è il medesimo per il quale mi sento a disagio nel vivere, cioè ci sono state delle premesse gonfiante per prepararti, male, all’evento. Forse è solo una giornata storta, o forse è solo una di quelle giornate vere. Mi spiego. La realtà è una finzione. La gente si finge educata davanti agli altri, va a lavoro nonostante non voglia, si sente costretta a essere civile quando in cuor suo ha voglia di essere selvatica. Ci sono termini che la gente usa per comunicare che sono di una costruzione così innaturale che a me spaventano, perché dimostra che le persone possono indossare tante maschere e sembrare naturali senza farlo capire agli altri. Siamo tutti attori a interpretare la parte della vita. Sembra tutta un’enorme recita messa in atto per gli stessi interpreti, che sono spettatori allo stesso tempo; una recita che smette di esistere nel privato, o ancora peggio, smette di esistere solo nella testa delle persone. Lì dentro siede il vero io, quello che si pone domande, quello che parla sempre, quello che osserva, e dice cose che la bocca non direbbe mai. La stessa realtà fisica mi sembra un enorme internet dove la gente non è mai naturale, ma usa nickname, a seconda dell’umore della giornata, per interagire con chi la circonda. E tutta questa recita, tutta questa finzione, mi pesa tantissimo.

Il fatto è che non riesco mai a sentirmi appagato, da qualche anno a questa parte. Sono stato felice davvero, anche ieri, la settimana scorsa, l’altro giorno, prima, ma è una felicità temporanea tanto che sparisce subito e mi chiedo se la felicità stessa non sia una finzione, una sorta di pazzia, perché per essere felice bisogna che ti separi dal mondo, perché è il mondo a farti essere triste, a farti pesare la vita, a farti sentire solo. Ciò non si spiega perché, allora, un tipo come me che vive in un mondo tutto suo non sia sereno. Il punto è forse che per stare bene io ho bisogno di stare nelle persone, le stesse con cui non riesco a interagire, perché le loro difese, atteggiamenti fittizi, frasi dette che sembrano scritte da uno sceneggiatore per un film, sono un atteggiamento che alla lunga mi stanca e disillude. Io sono una persona naturale e sincera, ma negli altri, nella maggior parte dei casi, vedo lo sforzo di un attore nel tenere un personaggio in vita. Parlo con qualcuno e alla loro risposta penso “Ma davvero l’ha detto? Una persona che dice così? Una persona che è cresciuta e con la crescita ha pensato tanto, visto, vissuto, può rispondere così, in un modo così superficiale e finto?”.

Ti sei mai chiesto? Hai mai pensato? Perché? Hai mai provato? Perché no? Secondo te? Questa cosa tu te la spieghi?

C’è da chiedersi se sono io che penso troppo, o gli altri che pensano troppo poco. Come fai a ritrovarti vivo e vivere senza porti qualche domanda? Non il senso, e neanche quella puttanata di dio, ma io parlo di cose materiali. Solo io mi sento a disagio a guardarmi intorno per qualche secondo? La società mi sembra già un’antica cultura che tra mille anni si studierà a scuola. Già li vedo a vederci come antichi, proprio come noi vediamo antichi i vecchi popoli. Oddio, quando sono davvero tristissimo, mi chiedo addirittura perché debba sforzarmi di dare dignità al mio nome e alla mia memoria, visto che è destinato alla morte, alla incomprensione, e finire nel dimenticatoio come tutti. O ancora, se debba sforzarmi tanto per essere simpatico agli stessi caratteri che ritengo finti e costruiti – perché le persone vere non possono essere così.

Ma solo io rutto, scoreggio, ho difetti, a volte puzzo, a volte indosso la stessa mutanda per due giorni, la mattina mi sveglio con un alito pesante, mangio con le mani, solo a me piace camminare scalzo, urlare, solo io spreco interi pomeriggi, penso al sesso, ho fatto pipì in mare, al parco, in autostrada, solo io voglio un abbraccio, voglio annoiarmi in compagnia, solo io vorrei essere più alto di un metro e novanta per contenere più forza nel vivere?

Venerdì compio ventitré anni, e non sono mai stato preparato a nessun compleanno, e neanche a questo, con gli auguri, le battute sui capelli bianchi, l’altezza, e il tempo che passa, sono pronto. Non posso e non devo sperare che questa tristezza passi, purtroppo ha radici troppo profonde; tuttavia posso impegnarmi per affrontarla meglio. Senza fingere, ovviamente.


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