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Tassisti sì, tassisti no

Creato il 20 gennaio 2012 da Fabio1983
Oggi su T-Mag abbiamo ospitato due opinioni divergenti riguardo la categoria più “chiacchierata” del momento: i tassisti. Non ho molto da commentare, se non proporre una sintesi delle parti salienti. 
Massimo Ferri, tassista romano.
Premetto che sei anni fa l’Agenzia delle entrate ha dato un valore di ben 100.000 euro alla nostra licenza, con lo scopo di tassare la compravendita, ricevendo così una percentuale del 4,5% dall’acquirente e del 18% dal venditore. In questo modo io stesso ho dovuto pagare 4.500 euro oltre la rata della mia licenza, che poi sarebbe non altro che la nostra liquidazione dopo anni e anni di servizio non riconosciuto neanche come lavoro logorante e rischioso.
Con i nuovi provvedimenti del governo Monti rischiamo di ritrovarci con un pugno di sabbia nelle mani ed il rischio di non avere più un tetto sulla nostra testa. Il pericolo? Liberalizzazione del servizio taxi con l’eliminazione del limite di territorialità, l’eliminazione del divieto di cumulo di più licenze, quest’ultima ben più grave perché dà la possibilità ai grossi poteri ed industriali di acquistare più licenze taxi a prezzi stracciati e sfruttare noi stessi ed altri poveri malcapitati. Noi siamo definiti una lobby, con la sola differenza che allo Stato costiamo (0) nulla, l’auto è a nostre spese, addirittura neanche più il piccolo rimborso della Regione di 700 euro perché non ci sono i fondi, il credito d’imposta, cioè il rimborso carburante di fine anno, è sceso da 1.200 euro a 400 euro, ma ogni volta che si fa rifornimento è sempre più caro. Il carburante lo paghiamo come tutti!Per non parlare delle spese di manutenzione dell’auto, le malattie non riconosciute, le ferie obbligate non retribuite… Insomma, ora addirittura ci viene proposto di acquisire una licenza bis per ogni licenza così da ottomila, solo a Roma, diventeremo 16.000. Assurdo! 

Mario Piccirillo (per altri Marioplanino), giornalista. 
E’ così faticoso, per un tassista, prendere coscienza di essere un imprenditore? Investire (la licenza, la benzina, la macchina) per guadagnare si chiama rischio d’impresa. Come tutti i liberi professionisti hanno la possibilità di vivere dichiarando 600 euro al mese, sempre che non li becchi la finanza.
Non puoi giocare a fare il dipendente quando si tratta di diritti e l’imprenditore quando si parla di doveri. Mercanteggiare licenze statali sfruttandone il numero chiuso è operazione lecita, ma mica dovuta. Se lo Stato decide di raddoppiare le licenze perché il trasporto pubblico ne bisogna, che diritto ha il tassista-imprenditore di protestare? E con quei modi, poi. Non c’è categoria che possa permettersi di creare macelli del genere mentre i tassisti stanno lì a pascolare rabbia.

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