In televisione ci sono canali che trasmettono programmi interessanti, come il Da Da Da di questa sera che nonostante le critiche risulta un ottimo varietà. In onda dal 2009 in sostituzione del celebre SuperVarietà, risulta ben strutturato in quanto a montaggio, collegamenti video e coerenza. L’argomento di oggi: il tango. Il tango nella storia, in tutte le sue forme, di cui non poteva mancare il Libertango di Astor Piazzolla, una delle poche musiche che riescono a catturarmi da subito.
Ricordo ancora la lezione a Teatro Primo tenuta da una coppia di tangheri. Il tango li teneva ben avvinghiati e li rendeva affascinanti, nonostante l’età segnava nei loro volti qualche ruga. Dimostrazione questa, che l’arte non fa invecchiare, si rivela anzi un vero e proprio elisir di lunga vita. Io ero emozionatissima e ammaliata da quegli strisci di tacco, scatti di coscia, passi felpati e caschè. Quella cavalleria di un lui che accompagna, e di una lei che si lascia guidare. In altre parole: fiducia.
Quel giorno a teatro imparammo i passi base del tango, che ripassammo a ripetizione anche i giorni successivi, giocandoci su, ma con la voglia – mai rilevata – di entrare in quel mondo di corpi che comunicano restando nei passi, spingendosi, senza andare mai oltre.
Il tango argentino, di Buenos Aires in modo particolare, affascina gli italiani, più di qualsiasi altro ballo.
Definito “il più sensuale dei balli” dal 4 al 16 ottobre sarà “interpretato dal migliore tanguero del mondo”, Miguel Angel Zotto, al Teatro Olimpico di Roma, dove saranno mescolati “passione, musica, filmati d’epoca per rivivere le atmosfere intriganti di Buenos Aires“.
Magazine Racconti
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