Torna dopo più di vent’anni Teomondo Scrofalo, il fantomatico pittore dell’Asta Tosta, all’interno della trasmissione Drive In (1983-1988), immortalato da Ezio Greggio per aver realizzato un quadro di pessima fattura (non uso di proposito il termine kitsch…) che raffigurava un vecchio contadino con cappellaccio e bicchiere di vino in mano. Il quadro veniva presentato a ogni puntata con un nome diverso, ma il soggetto era sempre lo stesso. In occasione del film Box Office 3D – Il film dei film, in uscita proprio oggi nei cinema, Ezio Greggio autore, regista e interprete della pellicola, fa la parodia de Il codice Da Vinci, che diventa Il Codice Teomondo Scrofalo. Non mi interessa recensire il film, dire se è riuscito o meno, ma ricordare questo vecchio sketch che rispolverava una vecchia riproduzione di un quadro presente in molte case e osterie ben prima della trasmissione Drive In. La bruttezza paradigmatica del soggetto fece discutere molto all’epoca, al di là dell’effetto comico che suscitava, e ci fu chi sostenne che l’opera mostrata in tv era un Cezanne degradato (la tesi secondo cui lo spunto fosse Le Buveur del pittore di Aix-en-Provence convince molto poco sia sul piano stilistico che su quello puramente referenziale… casomai più vicino alla “crosta” presentata da Greggio mi sembra l’altro Le Buveur, un dipinto del 1911 di Louis Charlot). Al di là delle attribuzioni, fa sorridere come questioni di così poco conto diventino una “scrofalata” aprendo dibattiti piuttosto risibili (e poi dicono che la Filosofia non è più in grado di creare dei sistemi, delle visioni del mondo…), così come l’altro esempio di Tafazzi, il personaggio televisivo di Giacomo Poretti apparso in tv negli anni ’90 e associato a un certo atteggiamento masochistico diffuso nella sinistra italiana… Sì, il merito di Teomondo Scrofalo sta proprio nell’aver dimostrato ciò che affermò nel 1994 al Maurizio Costanzo Show Carmelo Bene (diranno i miei quattro lettori: ancora lui!): «Qualunque tuttologia è cazzata e qualunque problema è un falso problema. Per una volta tanto in questa trasmissione si sta parlando davvero di cazzate, finalmente! Era l’ora di riconoscere che si parla sempre di cazzate. Questa sera stiamo dicendo che non stasera son cazzate, ma che sempre si parla soltanto di parole, cioè di cazzate… senza che si offenda il fallo». Il guaio è che qualcuno viene pagato, e anche molto bene, per dire cazzate, mentre io… sparo cazzate gratis (perlomeno non sottraggo risorse allo Stato o ai privati…).
© Marco Vignolo Gargini