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Teresa non c’e’ (e neanche le rampe per i passeggini)

Da Sfollicolatamente

Teresa non c’e’ (e neanche le rampe per i passeggini)

Immagine presa da qui


Che Laura, la baby-sitter Sherazade, non ci fosse con la testa, l’avevamo capito. E vabbe’, a tutto c’e’ rimedio, infatti la baby-sitter l’ho trovata alla fine, e anche bravissima.
Invece a volte mi balena la sconfortante idea all’idiozia della gente no, che non ci sia rimedio alcuno.
Alle Assicurazioni Caporali Giorni fa mi recavo pimpante e sorridente col passeggino per le strade del borgo natio (ma sono solo io che da quando giro con Picca nel passeggino mi sento legittimata a sorridere e canticchiare sfacciatamente? E’ come se il portare un pupo, per quanto rivolto a fronte strada, quindi neanche verso di me, mi legittimasse a comportarmi come una gioiosa mentecatta)... Ecco, canticchiando per l’ennesima volta PollonCombinaGuai, mi accingo ad entrare nell’edificio dove risiede la nota compagnia di assicurazioni, che qui chiameremo Assicurazioni Caporali. Ma ahime’, gli uffici si trovano al primo piano, e di rampe o ascensori neanche l’ombra. A malincuore tiro fuori Picca semi-dormiente dal passeggino e salgo le scale. Arrivata agli uffici dico in tono gentile ma fermo “Ho dovuto lasciare il passeggino nel vano scale perche’ non c’e’ altr modo di salire da voi”, aspettandomi almeno un “Scusi, ci dispiace, purtroppo blabla, la prossima volta citofino pure che la aiutiamo blabla, se vuole vado a recuperarglielo cosi e’ al sicuro blabla” dalla segretaria. Niente. La segretaria non fa una piega e mi dice che di non preoccuparmi, che il passeggino non da fastidio a nessuno. Come non da fastidio a nessuno? E a me non da fastidio dover salire le scale con Picca ormai sveglia che mi tira calci nei reni per spronarmi che manco fossi un mulo? Vabbe’, suvvia Sfolli, mi dico tra me e me, non siamo mica in UK qui, e poi e’ pur sempre un edificio storico, le rampe magari non ci sarebbero state, oppure la sua preziosa architettura e’ protetta da sigilli reali e divieti imperiali.
Alla Scuola Privata L’altro giorno ero alla scuola dove DH presto comincera’ un corso di massoterapista. La scuola si trova in uno squallidissimo edificio moderno, costruito al massimo una decina di anni fa. L’edificio svetta solitario nel nulla piu’ assoluto. Per dire, di spazio per mettere una ramp ace n’era a iosa. Niente. Per arrivare alla segreteria devo chiedere aiuto ad un baldo studente affinche’ mi aiuti a sollevare il passeggino con dentro Picca che con i suoi otti chilli ormai ha surclassato il Tigrone (di poco eh) su per una scalinata di almeno 20 gradini. Sbrigo le mie cose in segreteria, e poi chiedo se c’e’ qualcuno che mi puo’ aiutare a scendere le scale. Il segretario senza neanche alzare gli occhi dalle sue carte dice “E’ Teresa che se ne occupa”, e si butta sulla cornetta dando inizio ad una vertiginosa serie di telefonate per rintracciare Teresa. Dopo essere rimbalzata per una decina di interni, che manco stessimo al Cremlino, finalmente riesco a catturare lo sguardo bovino del segretario-automata e gli suggerisco che forse faremmo prima se lasciassimo Teresa ovunque essa si trovi, e lui alzasse il sederino dallo sgabello e mi venisse ad aiutare. Mentre arranchiamo col passeggino, Teresa si palesa in fondo alle scale, appoggiata alla macchinetta del caffe’ mentre si fuma una sigaretta. Vabbe’, suvvia Sfolli, mi dico tra me e me, dopo tutto si tratta di un’azienda privata e non sono  obbligata a studiare da loro: se non mi va come si organizzano e gestiscono, posso sempre andare da un’altra parte.
All’Ufficio delle Entrate Ieri ero all’Ufficio delle Entrate (come vedete, questi ultimi giorni sono stati tutti un rutilante susseguirsi di sesso-droga-e-rock’n’roll), che fino a prova contraria si tratta di un ufficio pubblico, giusto? Niente. La rampa non c’era, e neanche l’ascensore. Arranco col passeggino su per it quattro scalini che conducono alla sala d’attesa. Prendo il biglietto dalla macchinetta (nonostante la portinaia, o piu’ probabilmente una comparsa in qualche esperimento di psicoterrore, mi avesse intimato a voce alta di non farlo, di aspettare lei!, mi raccomando!, per poi dileguarsi nel nulla). Sono la numero 17. Mentre aspetto che chiamino il prossimo numero, il mio cervellino comincia a interrogarsi su come io e Picca possiamo salire quell’inquietante scala che ci separa dagli sportelli. Chiamano il prossimo numero. Io mi confondo, e nel mio cervellino gia’ sovraccarico mi metto a farfugliare qualcosa alla velocita’ di 200 parole al minuto, finche’ un’anima pia mi prende il passeggino e me lo carica su per le scale. Arrivata in cima alle scale, mi procedo a grandi cavalcate fino allo sportello, scontrandomi con una ragazza. La ragazza tiene il mano il numero 13, lo stesso che lampeggia beffardo sullo schermo dello sportello preposto. Avevano chiamato il numero 13, non il 17. Con una risatina isterica dico alla ragazza col numero 13 “Oddio oddio scusa, credevo avessero chiamato il 17, con tutti questi numeri sfigati mi sono confusa!”. La ragazza mi guarda mentre le sventolo il mio numero sotto al naso, perplessa e anche un po’ inorridita. Mi avvio mesta verso la scalinata di prima, che ora devo tornare a scendere per poter vedere il monitor, perche’ dal piano di sopra non si puo’ sapere quale numero stiano chiamado e da quale sportello. Se non che, la signora allo sportello ha pieta’ di me e mi fa passare prima del numero 14 (il famoso culo della gnorry). Ma e’ solo questione di tempo: alla fine arriva il momento in cui devo affrontare la scalinata malefica. Nella confusione intravedo un pulsante rosso, e anche un montacarichi per carrozzelle. Ignara delle conseguenze nefaste, lo premo. Vi dico solo che dieci minuti dopo la sirena risuonava ancora per tutto l’edificio, e io mi avviavo verso nuove avventure, dopo essere stata soccorsa dall’ennesima anima pia, perche’ se aspettavo che arrivasse l’omino del montacarichi, hai voglia, ero ancora la’.
Come Teresa, che pure lei e’ ancora la, che si fuma una sigaretta alla macchinetta del caffe’.
Aggiornamento dell’ultima ora...
La saga continua. Nell’ingresso supertecnologico della Banca del Popolo hanno installato due cabine superbunkerate tipo teletrasporto in Star Trek.

Teresa non c’e’ (e neanche le rampe per i passeggini)

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Non solo queste cabine fanno scattare sirene e allarmi rossi quando una persona a caso come il Gufo ci passa con la sua protesi alla spalla (“Prego depositare gli oggetti di metallo nell’apposta vaschetta” O_o), ma rendono impossibile l’accesso ad un passeggino, o anche ad un disabile con carrozzina.  Per cui che si fa? Chiaro, si citofona e ci si fa aprire la porta antincendio, dalla quale si passa tranquillamente, ed eventualmente anche armati fino ai denti. Ma tanto la cabina bunkerata fa tanto fico...

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