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Uno come Barry Levinson, regista di questo film, credo che non abbia bisogno di presentazioni: premiato con l'Oscar e con una miriade di altri riconoscimenti che fanno bella mostra di sè nella sua affollata stanza dei trofei, è un cineasta che a 70 anni suonati sembra che abbia ancora voglia di sperimentare e lo fa in un genere in cui prima d'ora non si era mai cimentato.
E questo è già piuttosto strano se si pensa che l'horror è spesso il punto di partenza di molti registi poi diventati ricchi e famosi : penso al Coppola frutto pregiato della Corman factory di Dementia 13, allo Spielberg di Duel o Lo Squalo, al Cameron di Piranha paura e purtroppo anche al Raimi che ora sta impazzando con film che non hanno più niente a che fare col genere che gli ha dato la gloria.
Se la commedia o il cinema più easy in genere è il refugium peccatorum di registi e attori in cerca di incassi, stupisce che uno come Levinson si misuri con un genere con cui non si è mai nemmeno confrontato e che sicuramente gli farà guadagnare molte critiche, coadiuvato nella produzione dall'onnipresente Oren Peli ( e comunque The Bay per quanto mi riguarda da solo vale molto più di tutta la filmografia dell'israeliano) e dagli orridi fratelli Strause , apprezzatissimi tecnici degli effetti speciali che hanno pensato bene di dirigere in prima persona una schifezza come Skyline.
Diciamolo subito: The Bay non racconta nulla di nuovo nel campo del mockumentary e del found footage film che oramai sono generi che probabilmente hanno dato tutto in termini di creatività ( anzi hanno anche scassato abbastanza per via della loro ripetitività) ma quello che narra lo fa fottutamente bene.
Levinson sembra non aver fatto altro nella sua carriera: alternando le fonti di ripresa tra chiamate telefoniche ansiogene, videoriprese della giornalista dilettante che narra tutto praticamente in prima persona, telecamere di servizio degli ospedali e delle macchine della polizia, crea un ritmo elevatissimo che non dà tregua allo spettatore che per 80 minuti è incollato allo schermo da questa apocalisse biologica in atto.
Gli effetti speciali , usati con parsimonia e nei momenti giusti, sono abbastanza vintage ma contribuiscono efficacemente a rendere il clima ancora più teso.
In un clima di tensione che ricorda parecchio robetta come Piranha e Lo squalo , il film procede veloce e affilato come uno stiletto per gli 80 minuti scarsi della sua durata , senza un attimo di pausa o di cedimento.
Anzi l'incipit che di solito in questo genere di film è la parte meno accattivante è una delle cose migliori: Levinson si diverte a fare letteralmente a fettine sottili sottili la perfetta american way of life riproposta in scala ridotta nel paese di 6200 abitanti di Chesapeake Bay: la festa paesana, le corse tra bambini, le gare a chi ingurgita più granchi e tutto il clima gioioso vengono spazzati via dal sospetto prima di un attacco terroristico ( classica fobia americana) e poi dalla consapevolezza sempre più pressante di un apocalisse microbiologica, mutazioni della natura provocate da attività ecocriminali dell'uomo.
Il messaggio, forse anche un po' stantìo, è sempre il medesimo: i mostri vengono creati da chi manifesta sprezzo per le regole e per chi non ha contezza di che cosa vuol dire avere rispetto per la natura.
Nulla di nuovo quindi ma se siete allergici o avete terrore di crostacei et similia questo film non risolverà i vostri problemi, anzi.
Se invece volete vedere Miss Carapace e soprattutto la fine che fa o se volete un intrattenimento cazzuto per 80 minuti scarsi , allora The Bay è ottimo.
I messaggi vari li lasciamo al cinema più impegnato.
( VOTO : 7 / 10 )
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