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Il nuovo disco della band psych-rock di Austin profuma di fiori, di anni 60, di sostanze illecite e di polverosi garage stipati di gente. Già dal curatissimo artwork si capisce dove i quattro texani vogliono andare a parare, e quando si inserisce il dischetto nel lettore cd, se si è distratti, si viene catapultati in un viaggio spazio-temporale a ritroso nel tempo. Se, invece, si riesce a tenere un minimo di concentrazione si possono avvertire anche influenze meno distanti nel tempo. I Black Angels utilizzano strumenti adatti a preparare pietanze sixties (Farfisa, organi Vox e Gibson, sitar e quant'altro) e i piatti vengono sù molto bene, tra psichedelia, garage rock, 13th Floor Elevators, Doors, i Kinks, le band di Nuggets, Jefferson Airplane e atmosfere d'epoca. Ma non mancano richiami al rock moderno, agli anni 80 e agli anni 90, quando si riciclavano vecchie sonorità intingendole nella vernice punk. Qui c'è qualcosa che ricorda in parte il revival garage punk di metà eighties, il Paisley Underground americano, qualche atmosfera non troppo distante dallo stoner o anche certo post punk-indie rock inglese (The Jesus and Mary Chain). Il garage rock della traccia iniziale, Indigo Meadow, con le sue percussioni tribali può ricordare qualcosa dei Cramps, ma anche loro, del resto, hanno (anzi avevano, purtroppo) incentrato la loro carriera sulla rivisitazione di materie sonore degli anni '50 e '60.In ogni caso, i Black Angels con questo disco centrano l'obiettivo in pieno: il torbido rock psichedelico che dilaga in lungo e in largo tra i solchi del disco è assolutamente a fuoco e può dar vita a un vero e proprio incendio, se solo trovasse il combustibile giusto e la temperatura ideale nella testa degli ascoltatori.Questo è, senza alcun dubbio, il miglior disco dei Black Angels. Forse con la perdita del quinto elemento (ora sono in quattro) hanno trovato la formula giusta e la compattezza che prima mancava. Indigo Meadow, molto probabilmente, riuscirà a far incrementare la notorietà della band, anche grazie a un singolo azzeccato quale Don't Play With Guns: un gradevolissimo brano pop rock acido e psichedelico con un ritornello che s'insinua come un tarlo nella mente e un testo estremamente attuale, in un'America, un mondo, dove si gioca sin troppo con le armi.Dentro ci sono molti altri brani interessanti, oltre alla già citata titletrack, ci si può perdere tra le dolci tastiere, il ritmo indolente e i ricami di un basso favoloso di Holland. Oppure ci si può lasciare trasportare dal garage rock di Twisted Light, The Day o della bellissima You're Mine, o dal saliscendi di Love Me Forever, dilatata, psichedelica e attraversata da scariche elettriche. Ma l'apice del disco è, forse, la calma inquieta della splendida Always Maybe. Chiude degnamente l'album il blues malato e oscuro dell'ipnotica Black Isn't Black.
Tracklist:
01.Indigo Meadow02.Evil Things
03.Don't Play With Guns
04.Holland
05.The Day
06.Love Me Forever
07.Always Maybe
08.War On Holiday
09.Broken Soldier
10.I Hear Colors (Chromaesthesia)
11.Twisted Light
12.You're Mine
13.Black Isn't Black
Blue Horzion Records 2013
Formazione:
Stephanie Bailey: batteria, percussioni
Christian Bland: chitarra, basso, voce, organo, armonica, tastiere
Alex Maas: voce, basso, tastiere, chitarre, organo, flauto
Kyle Hunt: chitarra, basso, organo, tastiere, percussioni
http://theblackangels.com
http://www.myspace.com/theblackangels
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