30 dicembre 2013 • Primo Piano, Vetrina Cinema, Videos •
Commento di Mara TelandroSummary:
The Butler – Un maggiordomo alla casa bianca
Un cast incredibile ed una storia fantastica che ci guida attraverso la vita di un uomo, un maggiordomo, alla scoperta della battaglia per i diritti civili, dentro e fuori la Casa Bianca.
Cecil Gaines (Forest Whitaker; Bird, L’ultimo re di Scozia) nasce povero in una piantagione di cotone, ma, ancora bambino, inizia a lavorare come domestico in casa dei bianchi. Cecil si dimostra davvero bravo e anche determinato a vivere una vita migliore, così, un giorno, una chiamata insperata lo porta a Washington, dove servirà nella più importante casa d’America…
C’è quasi la totalità della Hollywood afroamericana in questo film che arriva dritto al cuore così come alla testa. Forest Whitaker, Oprah Winfrey, Cuba Gooding Jr., Terrence Howard, Lenny Krevitz e ancora John Cusak, Jane Fonda, Robin Williams… Il talento nel cast non manca, ma, quello che davvero fa la fortuna di The Butler, è che questo non manca nemmeno al regista, Lee Daniels (Precious, The Paperboy), ed allo sceneggiatore Danny Strong (Game Change, Recount). Si potrebbe allora suggerire che The Butler sia un film perfetto? Se credessi nella perfezione probabilmente risponderei di sì.
“Penso che ciò che ha realizzato Lee Daniels con The Butler sia estremamente potente, perché ha raccontato il movimento dei diritti civili, ma attraverso il mio personaggio e suo figlio, che la pensano in modo esattamente opposto.” Così racconta Forest Whitaker, protagonista del film. E’ infatti lo scontro tra padre e figlio, tra generazioni ed ambizioni diverse, che sostiene e porta avanti questa storia di diritti civili. Cecil ha vissuto la vita delle piantagioni, per lui fare il maggiordomo alla Casa Bianca è un grande onore, sente di servire il suo paese e di aiutare la sua gente. Ma Luis no, lui è un attivista al college, si unisce a Martin Luther King ed in seguito a Malcolm X, perché non può sopportare di abbassare la testa. “Per fermarmi allora dovranno uccidermi.”
E’ difficile, se non impossibile, per Cecil, capire questo figlio che lo guarda con vergogna e che invece di essere contento di vivere una “vita così bella” come mai lui l’avrebbe sognata, vorrebbe di più. Suo figlio può andare all’università quando lui non ha mai messo piede in una scuola, ma non è contento… Questa è una storia che accomuna tutti noi: la storia di due generazioni che si incontrano, si contrastano e si combattono. Ma è anche la storia dell’America, dei suoi presidenti e del suo percorso verso l’eguaglianza.
“Dirigere questo film è stata la cosa più importante che abbia fatto nella mia carriera. È un compito enorme affrontare un grande film storico e ti terrorizza perché, come regista, vuoi che tutto venga fatto con accuratezza. Spero che le persone escano dalla sala con il desiderio di non dimenticare ciò che è accaduto nel passato. Dobbiamo ricordare che ci sono persone che sono morte per il nostro paese e che ci sono eroi di cui non sempre si parla a scuola. Queste persone sono il motivo per cui oggi Obama ricopre la carica di Presidente.”
Lee Daniels crede così tanto in questo progetto da riuscire sapientemente a limitarsi per amore del film, creando una pellicola ben lontana dallo stile spesso estremo ed esplicito del regista, con il preciso scopo di poter raggiungere il maggior numero di pubblico: “In The Butler non c’è nessun contenuto sessuale, poche parolacce e la violenza è al minimo. Come regista ho dovuto trattenermi e sono orgoglioso di questo: non è facile fare un film senza divieti essendo Lee Daniels, ma ce l’abbiamo fatta.”
Chi altro ha creduto fortemente in The Butler è stata la produttrice Laura Ziskin che ha presentato per prima la sceneggiatura a Daniels (a lei questo film è dedicato, in seguito alla sua scomparsa a causa di una grave malattia poco prima dell’inizio delle riprese). Nonostante Ziskin abbia sempre lavorato per gli studios, si è dimostrata davvero preziosa durante la ricerca dei fondi per The Butler, a cui hanno partecipato finanziatori di ogni genere compresa una donna di colore vincitrice della lotteria, felice di poter sostenere la causa in cui crede.
Anche lo stesso cast, in alcuni casi, si è offerto di lavorare con un compenso inferiore ai propri standard. Ed è incredibile come The Butler riesca a riunire l’elite di Hollywood in un unico schermo, dove sono però soprattutto due le stelle che brillano: Forest Whitaker e Oprah Winfrey.
Per il ruolo di Cecil, protagonista del film, Lee Daniels aveva pensato inizialmente a Denzel Washington o a Will Smith, ma entrambi avevano rifiutato il ruolo. Una delusione completamente polverizzata dall’incredibile interpretazione di Whitaker che non è niente di meno che perfetto: “Forest ha portato una tale eleganza, classe e vulnerabilità al personaggio di Cecil che non credo nessuno avrebbe potuto fare altrettanto.” Pensiero del regista che personalmente condivido.
Altra stella, questa volta un po’ inaspettata forse, ma non tanto per dubbi sulle sue capacità, ma piuttosto per la sua lunga assenza dalla scena, è Oprah Winfrey (The Oprah Winfrey Show) che torna dopo quasi vent’anni dalla sua ultima prova d’attrice e dopo quasi trenta dalla geniale interpretazione in Il colore viola di Stephen Spielberg. Oprah accetta questo ruolo dopo aver già lavorato con Lee alla produzione di Precious, e, dopo aver letto la sceneggiatura di The Butler, il regista la convince facilmente ad interpretare per lui la parte di Gloria Gaines, la moglie del maggiordomo, un personaggio complesso che la Winfrey riesce a far vivere sullo schermo in maniera molto più che convincente. Lee Daniels si ritiene soddisfatto della sua scelta su tutti i livelli, nonostante la grande responsabilità di riportare Oprah in scena dopo tutti questi anni. “Sul set era come un killer professionista che fa il suo lavoro: veniva e si dedicava al suo personaggio come fa un attore. Rispettava la fila per il catering come chiunque altro. E’ una miliardaria, ma sul set si comportava come se non lo fosse. Non vedo l’ora di lavorare nuovamente con lei.”
Un’altra serie di incredibili attori lavora in The Butler per interpretare dei personaggi quantomeno particolari: i presidenti. Jon Cusack, Robin Williams, James Marsden, Alan Rickman e Liev Shreiber diventano i presidenti degli Stati Uniti tra la fine degli anni ’50 e gli anni ‘80. E’ un divertimento vedere questi ottimi attori susseguirsi sullo schermo, plasmando i volti di personaggi storici così importanti e farlo senza sembrare finti, dando ad ognuno la propria umanità: “Volevo che il pubblico comprendesse il peso del mondo che questi uomini, come presidenti, si portano sulle spalle. Sono uomini che hanno fatto del loro meglio per il proprio paese. Kennedy era sia buono che cattivo. Nixon era sia buono che cattivo.” E Lee Daniels fa ancora centro, regalandoci uno spettacolo nello spettacolo, di qualità altissima. “Ognuno è al contempo sia buono che cattivo. Esiste una zona grigia in cui tutti noi viviamo ed è lì che si trova la magia quando si sta raccontando una storia.”
The Butler ci mostra la battaglia del movimento per i diritti civili, dal suo inizio fino all’amministrazione Obama e lo fa attraverso gli occhi di un padre e di un figlio. Non è solo una lezione di storia, per altro godibilissima, ma piuttosto è la storia di una famiglia. Trascende la razza, trascende l’America: è universale.
Imperdibile.
Dal 1 gennaio 2014 al cinema.
di Mara Telandro per Oggialcinema.net.
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