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In più un serial killer ha deciso di far fuori nei modi più atroci alcuni dei cittadini del circondario.
Hazel sembra l'unica ad accorgersi che si tratta di un serial killer e la sua vita d'ora in avanti sarà dedicata alla sua caccia e alla comprensione delle sue motivazioni per uccidere.
Ancora serial killers e città sepolte sotto una spessa coltre di neve e ghiaccio.
Lo ammetto è qualcosa che mi predispone bene ,benissimo, l'ambientazione invernale così estrema e la presenza di un tremendo serial killer mi intrippano da morire e quindi appena avuto tra le mani questo The Calling non ho indugiato un solo istante e mi sono apprestato alla visione.
La presenza di Susan Sarandon nella parte principale mi ha invece reso un po' dubbioso non tanto per la sua bravura sempre al di sopra di ogni sospetto ( e anche qui lo dimostra , anche troppo, ma poi ci ritorneremo) ma per il fatto che ormai la cara Susan procede a vele spiegate verso le 70 primavere ed è un po' di tempo che non le vengono offerte parti importanti.
La solita vecchia storia di Hollywood che fino a quando sei giovane, bella, appetibile ti ricopre di dollari e di parti in film importanti.
Quando l'età avanza le parti si riducono drasticamente e non bisogna arrivare ai quasi 70 di Susan, anche 50 bastano.
The Calling non è quello che potremmo definire uno di quei thriller incalzanti e che ti prendono alla gola per ritmo e per uso della suspense.
Si vede che il regista, il sudafricano Jason Stone, una certa esperienza come cosceneggiatore e regista di seconde unità, non è uno sprovveduto ma il ritmo che imprime al film è veramente un po' troppo compassato.
Punta tutto sull'atmosfera, sul gelo del clima che inevitabilmente pervade i vari personaggi, discretamente caratterizzati ma rende il tutto un po' troppo statico e verboso e i dialoghi francamente sono tutto fuorché irresistibili.
L'intreccio è abbastanza semplice, il killer viene svelato quasi subito e ci si sofferma anche su divagazioni della storia principale come il rapporto non precisamente idilliaco di Hazel con i superiori che la vedono solo come un problema da risolvere e non una detective in grado di condurre indagini così delicate.
A parte qualche inverosimiglianza di troppo ( per come la vedo io è un errore di casting piuttosto clamoroso far passare la Sarandon per la figlia della Burstyn, non è che siano coetanee, ma insomma ...e poi come si fa a incoraggiare un poliziotto inesperto ad addentrarsi nella casa del sospettato, tipo pericoloso e pluriomicida, senza chiedere rinforzi?), e un personaggio principale che sembra ricalcato su quello della protagonista di Fargo, Frances Mc Dormand, gravidanza a parte, il film regge decentemente per quasi tutta la sua durata ma si accartoccia come succede alla maggior parte di questi film in un finale non propriamente all'altezza.
E non regge neanche la spiegazione del furore mistico del serial killer, almeno per quanto mi riguarda.
Altra cosa che risalta all'occhio è la bravura della Sarandon, attrice dalla tecnica enorme che qui appare un attimo sprecata.
Non siamo all'overacting ma il suo livello recitativo è veramente oltre la qualità di un prodotto di intrattenimento medio come questo film.
E' come se mettessimo il motore di una Ferrari in una 500.
Batte in testa.
Un po' come il film.
PERCHE' SI : serial killer efferato, ambientazione che più gelida non si può, Susan Sarandon
PERCHE' NO : ritmo un po' troppo compassato, sapore di deja vù, qualche inverosimiglianza di troppo...
( VOTO : 6 - / 10 )
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