Il commento di Maurizio ErmisinoSummary:
Interno, notte. Un uomo maturo e una giovane donna si incontrano per caso in uno di quei diner che solo in America possiamo trovare, e che sembra un quadro di Hopper che prende vita. Lui, Bob, è un uomo tranquillo, troppo tranquillo, un vedovo solitario che lavora in un market di utensili. Lei, Alina, in arte Teri, è una prostituta giovane, davvero troppo giovane, come la squillo bambina di Taxi Driver. Una sera lui la accompagna a casa, e incontra i suoi protettori. Appena vede come la trattano, nei suoi occhi si accende una luce sinistra. Per chi lo conosce, è uno di quegli sguardi che solo Denzel Washington sa fare. Da qui si scatena un’escalation di eventi imprevedibile per Bob. Ma anche per chi gli si trova di fronte. È subito chiaro che Bob non è quello che fa credere di essere. È così che inizia la storia di The Euqalizer – Il vendicatore.
La storia di Denzel Washington e Antoine Fuqua, protagonista e regista del film, inizia invece nel lontano 2001, con Training Day, violento poliziesco metropolitano in cui Denzel, fino a quel momento protagonista di personaggi senza macchia, creava il suo primo villain. Un cattivo da antologia, un poliziotto corrotto e violento che “battezzava” a suo modo una recluta (Ethan Hawke), un ruolo difficile da dimenticare, che infatti gli valse l’Oscar come miglior attore non protagonista.
Da quel momento è nato quello che si può definire un “genere Denzel Washington”, che vede l’attore afroamericano protagonista sempre più di film d’azione (Man On Fire, Déjà vu, Pelham 1 2 3 – Ostaggi in metropolitana) in ruoli di uomini sempre al confine tra bene e male. Fuqua invece ci ha regalato una sorta di bis di Training Day (Brooklyn’s Finest), un buon action come Attacco al potere, e qualche prova più discutibile (L’ultima alba, King Arthur). È chiaro che il meglio Fuqua e Washington lo danno insieme. Qui però entrambi alzano il tiro, e creano un personaggio fuori dal comune, e dal realismo di Training Day.
Il vendicatore del titolo (il film prende lo spunto, ma nient’altro, da una serie televisiva degli anni Ottanta, da noi nota come Un giustiziere a New York) è qualcosa di diverso dai vigilanti solitari che siamo abituati a vedere al cinema. È quasi una sorta di supereroe senza maschera, un Batman senza mantello. Un po’ Jack Bauer, un po’ Rambo. Un po’ i bounty killer solitari e senza nome di Sergio Leone, a cui Fuqua si è dichiaratamente ispirato. È un uomo pieno di sentimenti, che sa trasformarsi in una fredda e spietata macchina da guerra. La nemesi del suo personaggi di Training Day, ma anche la sua versione potenziata. La violenza di The Equalizer – Il vendicatore è tale che Training Day al confronto sembra una commedia sentimentale. Ma parliamo di quella violenza molto estetica, così iperrealistica che sfocia nell’ironia, e diventa liberatoria. Alcune uccisioni di Bob piacerebbero a Tarantino: su tutte quella con il cavatappi che vediamo in una delle prime scene. Il tutto è raccontato nello stile di Fuqua, teso, muscolare, ricco di movimenti di macchina, in volo sulle giornate e sulle notti di Boston, e in zoom sugli occhi di Bob Denzel, che riescono a vedere ogni cosa prima degli altri. Provate a guardarlo negli occhi. E quello sguardo non lo dimenticherete più. Come non guarderete più un cavatappi nello stesso modo.
Di Maurizio Ermisino per Oggialcinema.net