Le figurine degli “Sgorbions” – così vennero ribattezzate in Italia – resteranno per sempre nei ricordi dei ragazzi cresciuti nei folli anni ‘80. Ben 16 serie di cards (l’ultima tuttavia mai pubblicata) caratterizzate da pupazzi brutti, sporchi e cattivi. Tutti caratterizzati da nomi propri che, con improbabili contorsionismi linguistici, cercavano di riproporre al meglio i giochi di parole degli orginali americani. Nel 1987 Rod Amateau, regista newyorkese di serie TV come Hazzard, produce e gira proprio con una pellicola ispirata ai pestiferi pupazzi, ottenendo parallelamente tre folgoranti risultati: un flop commerciale assoluto ed un esordio contemporaneo al definitivo abbandono dell’attività registica.
“Sette disgustosi mormocchi vengono generati dal fango verde che esce da un secchio della spazzatura. Il loro creatore imporrà regole da rispettare, ma servirà a poco, perchè la loro indole anarchica li porterà a fare ciò che vogliono. Ciò porterà ad una serie di tragicomiche situazioni”
Probabile che l’idea fosse di attingere all’estetica colorata ed ipercinetica di molti successi fantastici della decade (Ritorno al futuro ed I Goonies in primis). Ai fatti, la plateale mancanza di qualsivolglia idea di messa in scena, accompagnata dall’evidente pressapochezza della sceneggiatura, sgretola senza assoluzioni un prodotto di dozzinale superficialità. I celebri Garbage Pail Kids, punto di forza dell’operazione, vengono ridotti a nove presenze inquietanti, interpretate presumibilmente da nani stunt celati dietro maschere posticce.
Il tutto avvolto da una fotografia buia, quasi crepuscolare, infarcita di mezze luci, tanto per dare un’ulteriore (ed inopportuna) atmosfera decadente alla vicenda.
Difficile comprendere cosa condusse un progetto tanto interessante sulla carta alla scellerata deriva dell’esito finale.
Chissà che un giorno un documentarista appassionato non chiarisca la vicenda e ridoni il meritato splendore ad uno dei maggiori fenomeni editoriali degli anni ‘80.
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