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The golden age of Palermo

Creato il 01 dicembre 2011 da Abattoir

giovedì 1 dicembre 2011 di

The golden age of Palermo
Da qualche anno Palermo è invasa, oltre che dai vari Ganci e Ferdico, dai Compro Oro, i quali sono talmente diffusi che ne puoi trovare uno a ogni angolo di strada.

Così, mentre Londra è invasa da Mc’Donald e Burger King (una volta ne vidi tre di fila!), Palermo, meno metropoli ma più “trash town”, è letteralmente tappezzata di questi squallidi negozietti che recano scritte stratosferiche al limite della decenza, che altro non sono che “degni” sostituti del monte dei pegni, con la differenza che gli oggetti venduti non possono essere riscattati.

Gli acquirenti sono i più disparati, dall’anziano in pensione, al giovane universitario, alla signora borghese, ma soprattutto gente disperata che non ha un lavoro stabile, ha figli da campare e ha solo gli occhi per piangere (ma stranamente ha sempre qualcosa da vendere!!). 

 Ma come funzionano questi discount dell’oro?  Leggo dal sito “centro acquisto oro” che per aprire un punto Compro Oro non sono necessarie capacità specifiche o particolari, neanche l’investimento iniziale è ‘sta gran cosa, in pratica basta un qualsiasi “pittuso” con una scrivania, una vetrata antifurto, una bilancina e un kit per il riconoscimento dei metalli. Un migliaio di euro in tutto.

Ricapitoliamo: nessuna esperienza e zero investimento.  Comincio a capire il perché si è diffuso in maniera esponenziale, proprio a Palermo, patria di gente senza capacità e con zero soldi da investire.

Si legge ancora che, a fronte di una spesa d’investimento modesta, ogni punto realizzerà un fatturato annuo stimato fra i 150.000 e i 300.000 euro, inoltre, questo tipo di attività prevede un rischio aziendale bassissimo.  Insomma, un vero e proprio affare.

The golden age of Palermo

Ed ecco che da un giorno all’altro Palermo diventa la patria del compro oro. D’altra parte, quanti di noi non possiedono a casa oggetti in oro lasciati a prendere polvere? Non nego che anch’io avrei voluto sbarazzarmi di quell’orrido “collier” regalatomi dalla nonna e tirare su qualche soldo, ma a parte l’affetto che mi lega a quell’oggetto, sono stata frenata dal fatto che a Palermo quando gli affari vanno troppo bene, è perché c’è sotto qualcosa. E a volte a pensare male non si sbaglia, anzi.

Facciamo un po’ di conti: a Palermo ci sono all’incirca centodieci compro oro, un giro d’affari di ben trentatre milioni di euro; un sacco di soldi che fanno gola a tutti, figuriamoci alla Società per Azioni (criminali) più famosa del mondo: la mafia.  Ed ecco che il compro oro, da “genialata” dell’ultima ora, diventa improvvisamente un enorme contenitore dove i soldi vengono rimestati, sbiancati e ripuliti a uso e consumo della criminalità organizzata.

Ovviamente, per massimizzare gli introiti è necessario trovare degli escamotage: presto fatto! Com’era prevedibile, le truffe perpetrate a danno dei cittadini sono all’ordine del giorno; provate ad entrare in un qualsiasi compro oro, noterete subito che le bilance usate dai compra-venditori sono quelle tradizionali, quelle con i pesi, per intenderci. Primo campanello d’allarme: questo tipo di bilance si possono facilmente manomettere, in modo da falsare completamente il reale peso dell’oro, il quale è venduto al grammo sulla base delle quotazioni sul mercato. La truffa consiste proprio nel dimezzarne il peso.

Come si falsa una bilancia? Il trucco è semplicissimo: basta ricoprire il fondo del piatto della bilancia con un sottile strato di spugna, la quale alleggerisce il peso dell’oggetto. La scoperta dell’acqua calda! Eppure, in tanti ci cascano, soprattutto anziani, che per arrotondare la magra pensione si privano di monili vari che sanno già di non poter più riscattare.  La solita beffa: si sfruttano le esigenze di chi non riesce ad arrivare alla fine del mese e si fanno soldi a palate.

Inoltre, l’evasione fiscale è alle stelle, alcuni esercizi non hanno neanche il registratore di cassa, oppure gli esercenti non richiedono alcun documento per avviare la trattativa (per legge infatti, i titolari dei compro oro sono tenuti a registrare le generalità dell’acquirente). In pratica, alcuni di questi esercizi altro non fanno che “vestirsi” di una parvenza di rispettabilità per esercitare una sorta di mercato nero dell’oro, un po’ come si faceva qualche anno fa al “Capo”, antico mercato di Palermo, quartier generale della compravendita dell’oro.  Qui, i vicoletti pullulavano di negozietti semi-clandestini che, in barba alle regole, acquistavano oro a tutto spiano; inutile dire che i migliori clienti erano i ladruncoli di borgata che barattavano la refurtiva con qualche centinaio di migliaia di lire.

La legge vigente, che in teoria dovrebbe regolare questo tipo di mercato, nella pratica è un guscio vuoto. Fatta la legge, trovato l’inganno. Difatti, Il decreto in questione consente ad alcuni commercianti di assumere le funzioni di un operatore professionale senza però averne le competenze né i requisiti. In pratica, ottenere una licenza è facile come bere un bicchier d’acqua.

Purtroppo, il fenomeno è ben lontano dall’arrestarsi, anzi è in continua espansione e noi cittadini alimentiamo il commercio rendendoci complici di una vera e propria associazione a delinquere, che ricicla denaro sporco per la mafia, evade il fisco e infine, sfrutta la disperazione di chi non ha un soldo, rendendoli vittime di truffe infami.

 Alla luce dei fatti, se mai entrassimo in uno di questi posti, almeno accertiamoci che abbiano un registratore di cassa, una bilancia digitale e che ci chiedano i documenti.

Se mai ne trovaste uno, fate un fischio. Ma ne dubito.



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