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Recuperare film indipendenti e poco noti al grande pubblico, dà sempre quel pizzico in più di soddisfazione e alimenta in maniera modesta, la nostra autostima. Poi non so se sia effettivamente così per tutti...Giorni fa mi capita sotto il naso questo The Good Girl, etichettato come commedia (assurdo anche solo pensare che di commedia si parli) ma a tutti gli effetti dramma sulla depressione e quella terribile sensazione di non essere mai compresi.
E' questa la vita di Justine/Jennifer Aniston (finalmente un ruolo impegnativo per lei), la donna disegnata e voluta dal regista Miguel Arteta, scaraventata nel mezzo di una noia schiacciante e coinvolta per inerzia in una relazione extraconiugale. Il giovane Holden/Jake Gyllenhaal è il collega commesso all'interno dello stesso supermercato, un tipo introverso, di quelli che sembrano essere distanti anni luce dal resto del mondo che li circonda. E forse per questo i due si sono trovati, condividendo le stesse emozioni e convivendo con le stesse piaghe lasciate dal male di vivere e dall'insofferenza esistenziale.
The Good Girl ha tutto del dramma indie, il regista esordiente si muove senza inciampare, cauto e al momento giusto violento, nel raccontare e mettere insieme i pezzi di una storia fondamentalmente tragica. Tutto ruota attorno al disagio dell'essere umano. Justine è una moglie infelice, legata ad un uomo che torna dal lavoro e altro non vede che il divano, e le sue canne fumate in compagnia del migliore amico e collega. Lui, incapace di capire e di pensare sarà perfetta antitesi del giovane scrittore, alla continua ricerca di una storia da raccontare, una di quelle però, che non prevedono lieto fine. Holden amava davvero Justine, di lei non credo si possa dire lo stesso. E tra gli aspetti più tristi credo questo sia il più vero ed efficace. Perché la vita a volte è davvero così, un uomo e una donna che si incontrano per un istante delle loro vite e qualcosa li lega profondamente. Poi però non va come da copione. Gli eventi travolgono tutto e tutti e, nel caso specifico del film di Arteta, una donna apatica che torna sui suoi passi perché incapace di reagire alla vita stessa. E per finire, un giovane scrittore incompreso, vittima delle sue stesse storie. E il "vissero felici e contenti" naviga ancora nei mari dell'ignoto e dimora lontano, su una terra inabbordabile...
P.S. sconsigliatissimo a chi è depresso, o anche semplicemente un po' giù.
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