by Jacopo Mascolini · 12 maggio 2014
The Grand Budapest Hotel , nuovo film del talentuoso regista Wes Anderson, sorprende con il suo stile visivo unico e con una storia che mischia commedia e dark humor.
Una ragazza si ferma di fronte alla statua di un famoso scrittore, l’autore del libro Grand Budapest Hotel., che lei ha con se. Lo apre e la voce fuori campo dell’autore stesso ci trasporta nel 1960, durante la sua visita all’hotel che da il titolo al film e al libro. Qui lui incontra Zero Moustafa, il proprietario dell’hotel, che gli racconterà le mirabolanti vicende che lo hanno portato ad acquisire il Grand Budapest Hotel.
Wes Anderson è da sempre stato un regista che si è imposto per il suo stile unico. Dall’uso accorto dei colori fino alla magistrale padronanza della macchina da presa, tutti elementi che ritroviamo in The Grand Budapest Hotel, suo ultimo film. Ogni scena è perfettamente curata, come in un orologio dove ogni meccanismo collabora in maniera perfetta l’uno con l’altro, così nel film la fotografia, il montaggio e la regia accorta di Wes Anderson si uniscono in perfetta armonia. A rendere il tutto ancora più unico è il cambio di formato dell’immagine a seconda delle differenti epoche in cui il film è ambientato, passando qui dal cinemascope degli anni 60 fino al formato tipico degli anni 30. Facendo tesoro dell’esperienza con il film d’animazione in stop-motion Fantastic Mr.Fox, Wes Anderson usa effetti speciali tradizionali nel film, servendosi esclusivamente di miniature, regalando al film uno stile ancora più “vintage”. Wes Anderson inoltre omaggia tutto il cinema passato, sostenendo con grazia, come dice nel finale il protagonista del film, l’illusione di un cinema ormai scomparso. Numerosi quindi i rimandi ai gangster movie degli anni 30 e alle loro sparatorie e inseguimenti, ma anche ai noir francesi di quegli stessi anni, come nella bellissima scena ambientata nel museo.
Grande attenzione riservata anche agli attori, i quali sembrano danzare con la macchina da presa, in una performance spiccatamente teatrale. Un cast impressionante quello di The Grand Budapest Hotel, tra cui Ralph Fiennes nei panni del protagonista, Williem Dafoe nei panni di uno spietato killer e Edward Norton nei panni di un poliziotto.
Grand Budapest Hotel come ogni film di Wes Anderson, primo fra tutti The Royal Tennenbaums, ha una storia che si svolge intorno a una famiglia, ma qui per la prima volta questa non è la protagonista, bensì è, nel suo insieme, il cattivo di turno. Protagonista assoluto invece è l’hotel, il Grand Budapest, quell’affascinante rovina, e i personaggi che la popolano nelle diverse epoche storiche, dal concierge Gustav, allo scrittore, passando per il garzoncello Zero. Un posto magico, che sembra voler simboleggiare un umanità ormai sbiadita, consumata dal passare del tempo. Wes Anderson però non è un pessimista, come ci ricorda la band I Cani, nei suoi film i cattivi non sono cattivi davvero e così nemmeno i buoni, sono semplicemente umani. Un’umanità quindi sicuramente sofferente quella che sembra emergere dal film, ammaccata dal passare del tempo, ma che deve, con grazia, sostenere la felicità per costruire un altrettanto felice futuro.
The Grand Budapest Hotel è un film visivamente unico, splendidamente diretto e con una appassionante, nostalgica, storia. Approfittate di questa settimana dove andare al cinema costa solo 3 Euro e correte a vederlo.
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