Magazine Cinema

The interview

Creato il 15 gennaio 2015 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

Anno: 2014

Durata: 111'

Distribuzione: Warner Bros Italia

Genere: Commedia

Nazionalita: USA

Regia: Seth Rogen, Evan Goldberg

The interview, il film diventato un caso internazionale, è stato scaricato 2 milioni di volte dalla messa online il 24 dicembre, incassando 15 miliardi di dollari

Trama  Un dittatore spietato, un complotto firmato CIA e l’intervista sognata da una vita. Cosa succede quando il re delle interviste ed il suo producer si improvvisano assasini? Dave Skylark (James Franco) è il re delle interviste alle celebrità e conduttore del famoso talk show trash “Skylark Tonight”. Il cervello dietro il successo di Dave è il suo producer e migliore amico, Aaron Rapoport (Seth Rogen). Egli realizza il sogno di una vita quando procura a Dave un’intervista con Kim Jong-un, il dittatore misterioso e spietato della Corea del Nord. Quando Dave e Aar

Recensione  The interview è il film più scaricato di sempre (si parla di download legali e a pagamento). Un risultato eccezionale, soprattutto perché sganciato dalla qualità del film e correlato quasi esclusivamente al clamore delle minacce e degli attentati informatici che la Sony (la casa di produzione) ha dichiarato di aver subito da emissari del governo della Corea del Nord. Che la Sony potesse desistere dalla distribuzione del film era un’eventualità assolutamente poco credibile, ma dopo che Obama ha voluto far intendere di averci creduto l’opinione internazionale non ha potuto fare a meno di indignarsi per la minaccia della Corea del Nord alla libertà di stampa. In ogni caso, bene ha fatto la Sony a sfruttare le punzecchiature della Corea del Nord, trasformandole in battage pubblicitario. Il paese comunista non è certo famoso per gli attentati commessi da propri agenti segreti in paesi stranieri, e come abbia potuto realmente mettere a rischio informaticamente la multinazionale giapponese, dato che gli USA sono in grado di sconnettere da internet l’intero paese, resta un mistero ma tant’è.

Il film è sostanzialmente una commedia basata su una serie di battute abbastanza scontate e prevedibili, inframmezzate da qualche scena splatter che risulta abbastanza fuori posto, e condito con molte parolacce. Se chi si attende un vero  film di denuncia potrebbe rimanere facilmente deluso è pur vero che il film un merito ce l’ha. E sta nella capacità di focalizzare la sua attenzione su un aspetto interessante della comunicazione televisiva. Il protagonista (James Franco) è, infatti, un conduttore televisivo a metà strada da Barbara D’Urso e Maria De Filippi (forse più la prima che la seconda). La sua è una televisione fatta di scoop scabrosi, lacrime, pettegolezzi e colpi bassi. Per una serie di imprevedibili motivi arriva ad intervistare il leader coreano e, data la sua scarsissima capacità politica, non riesce a portare l’intervistato di fronte alle proprie palesi contraddizioni. Ma quando tutto sembra perduto per l’intervistatore a stelle e strisce e il dittatore comunista sta per avere la meglio  su di lui, ecco che capisce che utilizzando le sue armi retoriche, fatte di luoghi comuni rubati alla cultura pop, può riuscire a mettere a nudo l’animo di Kim Jong-Un.

Il messaggio che passa è che chiunque tu sia, persino un dittatore orientale che si fa passare per essere un dio, dentro di te si nasconde un cuore pop, pronto a sciogliersi attraverso i meccanismi ben oliati dell’industria che ha creato questa cultura. In fondo prima di diventare il capo supremo della nazione anche lui ha studiato in Occidente e questo deve essere stato sufficiente per assimilarlo alla cultura mainstream degli amori da canzonetta. Il film prova anche a fare un passaggio successivo, cercando di spiegare che la rivoluzione di un popolo oppresso può nascere quando si riesca a demitizzare il potere che lo opprime. Insomma un’estensione della visione pop applicata alla realtà dei processi materiali. Ovviamente non è così ma non c’è neanche da arrabbiarsi, in fondo è solo una commedia pop.

Pasquale D’Aiello

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