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The Leadcrow - Cantiere (I parte)

Da Lerigo Onofrio Ligure @LerigoOLigure
La sveglia suonò strappando Cameron Jennings da un sogno piacevole, si tirò su con un gomito, fissando la stanza. Da quando l’ordine ha preso il posto del solito caos? Si chiese sbadigliando e lasciando cadere di nuovo il capo sul cuscino, la stanchezza del giorno passato aleggiava ancora vivida e neanche la notte di sonno aveva contribuito ad alleviarla. Un secondo sbadiglio forzò CJ a cacciare i piedi fuori dal letto, il pavimento ricoperto dalla moquette era tiepido al tatto coi piedi nudi, ma la temperatura della stanza era comunque gelida – Dannazione. – imprecò sforzandosi per non tremare – Chi ha abbassato la temperatura? –
Si avvicinò al comunicatore con la plancia e chiamò – Jennings a plancia, c’è qualche problema con il supporto vitale? – – Negativo signore. – rispose l’ufficiale di turno. CJ impiegò qualche secondo di troppo per ricordare il suo nome – Brooks manda un paio dei ragazzi a controllare, non voglio ritrovarmi il ponte inferiore come un frigorifero! – – Ricevuto. Plancia chiude. – la comunicazione si chiuse subito dopo, lasciando CJ a tremare accanto al comunicatore. Dalilah Gloria Brooks era arrivata sulla Magpie due mesi prima, proprio mentre la corvetta di classe Arrow si fermava nel bacino di carenaggio di Freeport per degli aggiornamenti. La donna era arrivata sulla rampa d’attracco e si era presentata porgendo la mano a CJ, come un vero e proprio dipendente alla ricerca di un incarico. L’esperienza di appena un mese come mercante aveva fatto tentennare CJ, ma alla fine aveva accettato l’idea di avere degli altri ufficiali a bordo, specie se non venivano dalla stessa scuola dei veterani: era importante dare l’impressione che la nave non fosse il covo di un branco di tagliagole e all’infuori delle uniformi e delle stive, la disciplina e la forma dell’equipaggio ancora lasciavano a desiderare. Brooksie, così l’aveva ribattezzata “Liver” Bellows, era un ottimo ufficiale di plancia e benché fosse di bassa statura e dalle forme prosperose era riuscita a convincere l’intero equipaggio che si meritava il posto di capo della sicurezza. S’infilò nella doccia e impostò la temperatura più alta possibile, cercando di non pensare che da mesi la nave era in mano a un turno di nuovi arrivati, che fin troppo spesso facevano confusione tra controlli ambientali e supporto vitale, ma soprattutto che non sapevano nulla del passato della Magpie. Si stava sciacquando quando la temperatura dell’acqua scese vertiginosamente, provocandole una sonora imprecazione e costringendola a uscire – Dannati tecnici freeiani! – Con i capelli ancora mezzi insaponati uscì dalla doccia, asciugandosi e infilando l’uniforme. Ora mi sentono, Brooksie deve mettere i suoi in riga, immediatamente! Dopo che le autorità di Space Columbia li avevano lasciati andare con una stiva carica di merci neoeuropee, CJ aveva deciso di adoperarsi per cambiare vita e in parte era riuscita nell’intento: la Magpie era stata aggiornata con una stiva più efficiente e l’equipaggio aveva guadagnato delle uniformi grigio cenere che davano un senso di professionalità in più a tutti, persino ai meno disciplinati. I cantieri freeiani avevano rimosso parte delle sezioni necessarie per il lancio dei moduli di abbordaggio, facendo spazio alla flangia di attracco per la stiva. L’aggiornamento dei sistemi era stato uno scotto da pagare fin troppo svantaggioso per la neonata nave mercantile, senza contare le innumerevoli pecche di quel sistema che i clusterani continuavano a spacciare per il migliore dello spazio conosciuto. – Brooksie che diavolo state facendo li dentro? – imprecò tentando d’infilarsi la giacca dell’uniforme – Sto salendo in plancia! – L’esterno della sezione alloggi non era molto diversa da come lo era stata prima del cambiamento: i marinai dovevano ancora imparare la disciplina di una nave che faceva dell’efficienza l’unico tipo di profitto e gli ufficiali non si curavano del modo in cui erano tenuti gli alloggi, almeno finché le uniformi erano abbastanza in ordine e non scoppiavano risse. Cambiare era stato difficile e persino con l’aiuto di Isa, reagire alla morte di Vince era stato duro per CJ, non c’erano più i turni di riposo in cui l’uomo l’ascoltava senza dire nulla, ne le litigate che servivano ad entrambi, c’era l’apatia di una nave che stava cambiando, ma che nel midollo restava la sgangherata nave pirata di sempre. – A tutte le sezioni, prepararsi per il riavvio completo dei sistemi secondari. Ripeto, riavvio dei sistemi secondari in corso! – annunciò la voce di Brooksie con un filo di nervosismo. Per quanto la donna potesse permettersi di prendere simili decisioni, spegnere tutti i sistemi secondari avrebbe paralizzato la nave per una decina di minuti, interrompendo persino le comunicazioni dentro la nave. Esasperata CJ prese la scala che portava al ponte superiore, accelerando il passo per arrivare in plancia prima che staccassero tutto. Una parte di se le suggerì di non essere troppo avventata: arrivare con il fiatone sarebbe stato controproducente e non le avrebbe dato la possibilità di parlare con chiarezza. Quando le porte della plancia si aprirono ebbe un grottesco déjà-vu: vide le consolle spente, l’odore di bruciato e tutte quelle facce sconosciute, di colpo le tornò in mente il giorno dell’abbordaggio e gli occhi vagarono alla ricerca di Vincent McHorn, al suo corpo riverso sulle paratie del pavimento. Le narici le si riempirono dell’odore che l’uomo aveva addosso e prima che potesse reagire i suoi occhi s’inumidirono. Istintivamente serrò la mascella e cercò di tornare al presente, dove una dozzina di tecnici freeiani in tuta arancio stavano armeggiando sulle consolle principali della nave. Pochi l’avevano sentita entrare nel caos dei lavori e ancora meno sapevano chi fosse il Capitano Jennings: CJ aveva preteso che fosse proprio il turno di Brooksie a guidare i lavori, Isa aveva appoggiato l’idea dicendosi convinta che sarebbe stato meglio per tutti che il nuovo turno si fosse abituato a lavorare insieme il prima possibile. Dovevi controllare questi dannati freeiani, sanno essere più viscidi di un wyrmese che si rotola nel fango! Pensò vagando con lo sguardo alla ricerca dell’ufficiale di turno. Un paio di tecnici che la conoscevano persero immediatamente il loro ghigno divertito, tornando a lavorare su una delle consolle secondarie di rilevamento, agli altri non fu chiaro chi fosse entrato, finché CJ non salì con i piedi sulla poltroncina di comando e batté le mani un paio di volte per ottenere l’attenzione di tutti. Scese il silenzio, Brooksie uscì da uno dei condotti di manutenzione, il volto era sporco e lo sguardo preoccupato, ma si tirò in piedi e tentò di pulirsi la fronte con il dorso della mano, posando una chiave multifunzione su una consolle – Capitano in plancia. – gridò senza scomporsi. CJ incontrò i suoi occhi da cerbiatta e le lanciò uno sguardo poco lusinghiero, ma ricordando che aveva l’attenzione di tutta la squadra di freeiani tenne a precisare – Non so come vi siate guadagnati questo dannato lavoro, ma persino la feccia spaziale riesce a riparare qualche condotto e in tutti questi anni nessuno aveva mai fatto tanti guai alla mia nave come voi! – prese un lungo respiro e fissando Brooksie tenne per se l’idea di buttare tutti fuori dalla Magpie – Voglio che rimettiate tutto in ordine per il prossimo turno, oppure metterò il cantiere nella condizione di mandarvi a casa definitivamente! –

The Leadcrow - Cantiere (I parte)

Ogni sogno ha il suo incubo peggiore!


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