Venti anni fa moriva Freddie Mercury. Quello del termometro. Nel tempo libero faceva il leader dei Queen, l’omosessuale e il possessore di notevoli baffi. Se, alla parola “baffi”, invece di ridere ti sei eccitato, forse dovresti parlare con la tua ragazza.
Freddie Mercury, indimenticabile autore di alcune delle più celebri canzoni di sempre come “We are the champions”, scritta quando confuse l’AIDS con un premio musicale.
Freddie Mercury mentre cerca di camuffarsi da mio divano
Un uomo che ha dato tantissimo allo stereotipo del ricchione coi baffi.
Il mondo della musica ricorda la scomparsa di Freddie. Continuando a mandare avanti lo show.
La sua scomparsa ha insegnato tanto alle generazioni future: non importa quanti soldi hai, se sei frocio prima o poi schiatti.
Nel 1985, Freddie iniziò la storia d’amore con Jim Hutton. L’uomo, che risultò anch’egli sieropositivo nel 1990, visse con Mercury per gli ultimi sei anni della vita del cantante. Hutton, anch’egli HIV positivo, è morto di cancro il 10 gennaio 2010. Tutto è bene quel che finisce bene.
Gay? Non ci crederò mai.
Se fosse vivo, oggi avrebbe 65 anni. E se la giocherebbe alla pari con Paul McCartney e Mick Jagger. A chi è più patetico.
Dopo la sua morte, Brian May e Roger Taylor tentarono di portare avanti i Queen. Ma nessuno di loro era esperto in riti voodoo.
John Deacon, invece, continuò a non contare un cazzo.
Già nel febbraio 1992 i rimanenti componenti dei Queen annunciarono il desiderio di organizzare un grande evento per rendere omaggio alla vita ed alla carriera del cantante. Dal suggestivo titolo “Finalmente ce lo siamo levati dai coglioni”.
Non so cosa avrei dato per sentire Freddie cantare ancora una volta a Wembley in occasione del concerto in suo ricordo.
Malato di AIDS, è deceduto il giorno dopo la pubblica confessione del suo grave stato di salute, dopo aver detto: “Mi sa che cominciano a sospettare”.
Freddie? Un vero uomo.
La Royal Mail, il servizio postale britannico, emise un francobollo raffigurante Mercury. Se lo lecchi, sei fottuto.
In una votazione del 2002, nella quale il pubblico del Regno Unito era chiamato a scegliere chi fosse il più importante britannico della storia, Mercury si è classificato al 58º posto, dietro persino a Blissett.