Magazine Poesie
Era ormai passato un anno da quando ero entrata a far parte dell’esercito dei Wu, sotto la guida di Sun Quan. Con lui avevo combattutto e vinto molte battaglie, seminando il terrore fra i nemici, chiamandomi la Bambola Assassina.Mi avevano soprannominato in questo modo in quanto, per via della pelle pallida, diafana che mi faceva somigliare ad una bambola di procellana, quanto avevo anche lunghissimi capelli neri, che incorniciavano il mio volto, un ovale perfetto, e risaltavano maggiormente il pallore ma anche perché ero letale, una vera e propria assassina quando mi trovavo sul campo di battaglia.Per la mia bellezza avevo ricevuto molte proposte di matrimonio, ma miravo in alto. Essendo la figlia di un re, non potevo accontentarmi di un semplice soldato, ma miravo al piatto vincente. Miravo a Sun Quan.Quella mattina di primavera mi trovavo seduta sotto un ciliegio di uno dei giardini del palazzo reale. La brezza calda trasportava con sé i petali dei fiori, alzandoli in un silenzioso turbinio, prima che si posassero nuovamente al suolo. Stringevo in mano un flauto di legno, che avevo provveduto a tingere di blu e decorarlo con intarsi d’oro. Suonavo una dolce melodia, che, quando ero bambina, mio padre mi insegnò con infinita pazienza.Alzai lo sguardo e Sun Quan si stava avvicinando, accompagnato da Lian Shi, mio comandante, che avevo accompagnato per quella giornata particolare. Era una donna davvero avvenente: avevo lunghi capelli neri legati in una coda, il volto aguzzo e gli occhi cristallini. I loro sguardi mi sfiorarono appena, come se a stento si fossero accorti della mia presenza, prima di dirigersi da un’altra parte, entrando in una delle stanze reali. Ovviamente, Sun Jian aveva convocati tutti i generali più illustri per discutere delle varie strategie di guerra, mentre io ero solo un misero capitano, che a stento si era guadagnata la fedeltà dei suoi capi, nonostante tutte le guerre combattute con loro. Era davvero un colpo basso che mi faceva star male. Nessuno si fidava, soprattutto Sun Jian, che al massimo mi osservava con sufficienza. Ma loro non sapevano che avevo ricevuto, in gran segreto, messaggi da Cao Cao, che era stato impressionato dalle mie qualità di guerriera. A tutti i costi volevo che cambiassi fazione, che andassi da lui per divenire uno dei suoi migliori ufficiali. Mi aveva promesso in cambio oro, giada, seta, cavalli e terre, oltre ad un titolo nobiliare, che mi avrebbe permesso anche di ottenere uno stipendio regolare e ben retribuito. Era davvero una proposta allettante, che mi aveva messo l’acquolina in bocca, ma non potevo tradire il mio sovrano. Ero molto leale e fedele a Sun Jian, ma soprattutto, volevo che lui lo capisse e che capisse anche che ero interessata al suo affascinante figliolo, del quale mi ero presa una cotta impressionante. Infatti, vedere Lian Shi al suo fianco fu come ricevere una pugnalata al cuore.Il rapporto tra Sun Quan e me era davvero molto particolare: tra noi, per via dell’addestramento e delle guerre combattute insieme si era istaurata una grande amicizia. Solo che per me, quest’amiciaiza si era tramutata in qualcosa di più, solo che il giovane rampollo, non appena vedeva Lian Shi mi dimenticava, mettendomi da parte. Lian Shi era diventata la mia comandante grazie a lui, anche per mostrare al padre la mia piena lealtà alla bandiera dei Wu e anche per imparare nuove tecniche e strategie di combattimento.Improvvisamente, continuando a suonare persa nei miei pensieri, qualcuno poggiò una mano sulla mia spalla. Mi voltai leggermente e Lu Xun mi osservava sorridente. Era un ragazzino di diciassette anni, aveva il volto piccolo, incorniciato da corti capelli castani e gli occhi brillavano di allegria. Indossava un abito rosso e pantaloni della medesima tinta, gli stivali di cuoio gli arrivavano al ginocchio.“Sun Jian vuole vederti” mi disse gentilmente.Feci scivolare il flauto nella veste e presi a seguire quel giovane rampollo. Entrammo in una grande stanza quadrata. Al centro c’era un grosso tavolo e, poggiato su di esso, una vasta mappa che illustrava il Regno dei Wu e quelli confinanti.Appena entrai, Sun Jian si girò a fissarmi con i suoi occhi color miele. “Fran Shin sorveglierai il forte di Changsha”.Mi inchinai in segno di riconoscimento.“Verranno con te settanta uomini tra arcieri, cavalieri e fanti. E’ previsto un possibile attacco da parte di Cao Cao. Partirai stesso quest’oggi”.Mi inchinai nuovamente e uscii dalla stanza, seguita sempre da Lu Xun. Mi voltai per osservarlo attentamente.“Mi ha mandato a morire, vero?”.Non rispose, continuando a fissarmi con quel suo sorriso pacato, che mi dava sempre ai nervi. In quel preciso istante sentii l’impulso di prenderlo a pugni.Sospirai e ripresi a camminare. “Sun Jian dal primo istante avrebbe voluto eliminarmi”.“Fran Shin ma cosa dice? Sun Jian vuole solo valutare le sue capacità in guerra”.“E’ già passato un anno”.Il ragazzo scrollò le spalle. “Non basta, serve più tempo. E poi, come può pensare che sia già una disfatta sorvegliare quel forte? Se la sua strategia sarà la migliore, vincerà sicuramente”.“Non mi ha detto per quanto tempo devo stare lì”.“Una notte e un giorno”.“Il tempo per morire”.Lasciai perdere Lu Xun, andando per la mia strada, in groppa ad un cavallo bianco con una macchia nera sul muso, seguita da settanta uomini. Gli stendardi neri, col simbolo degli Wu al centro rosso, sventolavano al vento, mentre io li vedevo ardere dal fuoco della disfatta. Addio, mia cara vita.
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