L’Italia è famosa in tutto il mondo per la sua tradizione legata al pellame e alla sua concia. La storia delle concerie italiane affonda le sue radici nella preistoria e trova nella Toscana l’espressione di punta di quella che ormai è una vera arte, tanto è apprezzata e ricercata a livello globale, riconoscendole un’importanza assolutamente non inferiore ad altre manualità.
La concia più utilizzata, la migliore, la più sicura, quella che salvaguardia ambiente e qualità è sicuramente la concia vegetale, realizzata con l’utilizzo dei tannini, esattamente gli stessi che si trovano nella fermentazione del vino. Si tratta di sostanze naturali derivate dalle piante che aiutano a preservare la pelle e a trasformarla nell’arco di 40 giorni circa, rendendola unica e inimitabile.
Ogni pelle assorbe in maniera diversa i tannini e li esprime a seconda della propria conformazione, perfino attraverso il profumo che emana e che caratterizza l’odore di cuoio, connotandolo però sempre con sfumature diverse. Inoltre è il tempo e l’usura che ciascuno di noi applica a questo materiale che lo rendono un capo inimitabile, che si impreziosisce nel tempo.
Ogni tannino, a seconda che derivi dal castagno (il più diffuso) o dal Quebracho (albero che si trova in Argentina) ha una colorazione rossa di base, ma a seconda della pelle sulla quale va a depositarsi le conferisce più o meno intensità. Il cuoio così avrà centinaia di tonalità diverse, invecchierà ma non si rovinerà, e personalizzerà, nel tempo, il capo in questione.
Ecco perché la pelle e la sua concia vegetale è divenuta più espressione di uno stile di vita legata alla lunga durata delle cose di buona fattura, lontano dall’acquisita teoria consumistica del compro-uso-getto, a fronte di una nuova teoria del riciclo, del riuso e del vintage, che ci riporta ad apprezzare creazioni un tempo considerate da soffitta e oggi ritornate in auge proprio grazie al rispolvero del principio di qualità. E noi italiani, non c’è che dire, ne sappiamo proprio più di qualcosa della qualità!