Timeshifters - La tana dei leoni
Da Lerigo Onofrio Ligure
@LerigoOLigure
Entrammo nel complesso dalla porta principale, Ala Mozzata aveva proposto un piano meno sfacciato e un’offensiva più cauta, ma ero stata io ad insistere per affrettare il tutto con un attacco frontale, qualcosa che potesse evitare che il bracciale andasse in sovraccarico. Vedendoci le guardie si affrettarono a spararci addosso una pioggia di proiettili deviati solo dalle capacità dei nostri strumenti di controllo remoto. Un prelato utilizzò il proprio bastone elettrico contro Ala Mozzata, ritrovandosi impalato dallo spadone del serafino, insieme con altri soldati della Cabala accorsi per affrontarla corpo a corpo.
Inserendomi nella consolle che controllava l’accesso a quel settore della collettività, bloccai le porte a tutte le aree che non ci avrebbero condotto al mio TSC, consapevole che creare un singolo corridoio preferenziale ci avrebbe portato dritte in una trappola – Porte bloccate, la stanza è accessibile! –
– Bene. –
Sentivamo entrambe che il bracciale non sarebbe durato ancora a lungo, ma avevo tranquillizzato Ala Mozzata confidando che avvicinandomi al mio TSC le apparecchiature della stanza riuscissero a compensare il cedimento della mia compagna, dandomi la forza necessaria per bloccare eventuali strumenti per il controllo dei serafini. Riprogrammai i codici della consolle e posai le mie mani sopra i comandi per fonderli grazie alla collana – Abbiamo qualche minuto prima che decodifichino i codici, andiamo! –
L’angelo mi fissò con un sospiro – Sei stanca, comincio a percepire pensieri malvagi in me. –
– Prima arriveremo al TSC, meglio sarà! –
Entrammo nei corridoi di quel complesso: un labirinto fatto di porte automatiche, la maggior parte delle quali bloccate, tra umani e serafini c’erano guardie in abbondanza in quei corridoi. Dopo qualche minuto ci eravamo già fatte strada fino alla sala preghiere principale, in quel luogo le guardie ci aspettavano e qualcuno era riuscito ad aprire manualmente un altro ingresso, manomettendo i controlli della porta automatica – Altre uccisioni dunque. – commentò Ala Mozzata mettendosi in guardia.
Mi lanciai in carica contro un serafino, affondando la mia falce nel petto dell’altro, ritrovandomi a pensare quanto fosse piacevole abbandonarsi a quel senso di perdizione che dava lo scontro fisico. Il mio corpo reagì a quelle sensazioni chiedendo ancora lo scontro, facendomi aggredire un gruppo di soldati che tentava di fuggire – Dove volevi scappare? –
Mozzai la testa al primo di quei malcapitati difensori con uno dei miei stiletti e lanciando il cadavere contro un suo commilitone, feci ricomparire la falce tra le mie mani con l’intenzione di usarla per sterminare quei fanatici adoratori della Cabala. Piroettando su me stessa assestai un montante profondo su di un serafino che tentava di prendermi alle spalle, uncinandolo alla punta della mia arma con la forza di mille uomini.
– Morrigan! – chiamò Ala Mozzata afferrandomi l’arma, per farmi riprendere da quella follia omicida.
– Scusami amica mia. – riuscii a balbettare, vedendo il cimitero di corpi.
Il bracciale stava sfuggendo dal mio controllo e per un istante desiderai romperlo, ma guardando gli occhi chiarissimi della mia compagna decisi che non era giusto pensare solo a se stessi, specie in frangenti come quello – Non siamo lontane, ma temo che il tuo bracciale non funzioni più. – fece notare l’angelo – Lascia che io porti il mio fardello da sola, salva la tua ragione, amica Morrigan. –
Scossi la testa, avanzando nel corridoio che ci avrebbe condotte fino al mio TSC, non potevo condannare quella creatura alla schiavitù: disattivare quello strumento avrebbe condannato l’angelo a cedere al suo lato malvagio e mancare quindi la sua missione. Mi fermai contro un muro prendendo un lungo respiro, prima di gettarmi in quella che poteva essere una trappola.
Ad attendermi c’era una postazione automatica che vomitava proiettili, mentre un serafino del cambiamento usava le sue possenti ali per caricarmi. Ala Mozzata mi seguì ingaggiando il gruppo di soldati alla postazione automatica, affondando il proprio spadone contro uno di essi, solo per piroettare in mezzo alla mischia con le proprie ali.
Finita a terra, feci ricomparire la mia falce per parare il fendente del mio avversario, i muscoli protestarono per quello sforzo, ma riuscii a respingere l’angelo, il quale subiva gli effetti del bracciale quanto me, perdendo le proprie qualità da angelo, per guadagnare corna e zoccoli da demone – La tua caduta sarà rovinosa, mortale! – gridò quella voce, gutturale e raschiante.
Schivai uno dei suoi attacchi, usando la falce come contrappeso per non perdere l’equilibrio e toccando la schiena di quell’essere trasmutai l’aria intorno al suo corpo in roccia, immobilizzandolo sul posto come una statua. Uccidilo! Gridò qualcosa nella mia mente, obbligandomi a distruggere quell’essere grazie alla mia falce. Compiaciuta la mia parte malvagia, mi fermai ad ammirare la perfetta geometria con cui Ala Mozzata si districava tra proiettili e armi bianche, come danzando su una melodia creata dal clangore delle armi e dalle grida del nemico. Fu solo quando fummo rimaste sole che compresi di non poter continuare con il bracciale: la mia mente voleva il sangue di quella creatura, voleva ucciderla e strapparne il cuore a morsi, ma più di tutto voleva tutta quella malvagità per se.
– Amica Morrigan il bracciale si è impadronito della tua volontà. –
Fissai quello che a prima vista poteva assomigliare a un innocuo ninnolo, la fascetta di metallo era stata programmata come una cartina tornasole in modo da rappresentare il grado di corruzione. Purtroppo in quel momento aveva assunto un colore scuro molto simile all’ossidiana, segno che era giunto alla saturazione delle sue capacità – Non voglio lasciarti in balia di quello che ti faranno i Prelati, se dovessero controllarti di nuovo! Siamo vicine, manca appena un corridorio… –
– …poi dovremmo entrare nella cupola e li, oltre al tuo TSC dovremo scontrarci con almeno una dozzina di serafini e un paio di prelati, senza contare i soldati umani. – terminò Ala Mozzata con un sospiro.
Posai una mano sulla sua spalla, sfiorando le delicatissime ali superiori, aperte come per dimostrare che non ci fosse nulla da temere – Mi hai salvato la vita e ogni volta cerchi di proteggermi come un vero angelo custode. Forse nessuna di noi merita la fiducia dell’altra, ma siamo arrivate fin qui perché siamo diventate amiche e sono sicura che questo conta molto di più che qualsiasi ordine dato da un Prelato della Cabala. –
L’angelo mi fissò sereno, indicando la nostra destinazione – Combattere con te è sempre un onore, dea della violenza. –
Aprimmo l’ultima porta che ci separava dal mio TSC, sentivo gli influssi benefici della fontana della giovinezza, il richiamo di quella stanza mi faceva sentire di nuovo potente abbastanza da affrontare un pianeta intero, percepire quella macchina come casa era strano e piacevole allo stesso tempo, ma più di prima sentivo il bisogno di difendere quella meraviglia di tecnologia, sia per il bene della linea temporale, sia per il bene dell’umanità intera, il cui destino non sarebbe mai stato al sicuro, finché i potenti della Cabala potevano stravolgere la linea temporale.
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