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Tirare a campare?

Creato il 15 dicembre 2010 da David Incamicia @FuoriOndaBlog
Tirare a campare?
di David Incamicia
Com'era ampiamente prevedibile - ma non inevitabile - la politica ha dato ieri un'ulteriore prova di debolezza dinanzi al Paese. Berlusconi, forte dei suoi mezzi e dei limiti degli avversari, è riuscito a comprarsi la fiducia del Parlamento e ad evitare percorsi istituzionali che non contemplino la propria leadership. Con un'ottima mano da baro ha dimostrato di essere ormai insormontabile quando siede al tavolo verde del Palazzo, specie laddove i suoi oppositori si illudono ancora di poterlo surclassare ricorrendo solo agli strumenti della correttezza politica e istituzionale. Che non vuol dire, si badi bene, solo alla Politica intesa nel suo senso più alto.
E mi spiego. Chi da tempo sostiene che il nostro Presidente del Consiglio si può battere innanzitutto "politicamente", mettendo quindi da parte ogni scorciatoia giudiziaria o manovra di Palazzo che, di contro, finiscono puntualmente per rafforzarlo, ha perfettamente ragione. L'unico dilemma è capire fino in fondo cosa si intende per "Politica" quando si prende a riferimento la presenza pubblica di Silvio Berlusconi.
Il mio pensiero, in proposito, è chiaro. Berlusconi rappresenta un'anomalia sulla scena pubblica italiana, pur continuando a godere di ampi consensi nella società. Quei consensi, legittimi sul piano formale, sono a loro volta anomali e viziati sul piano sostanziale poiché considero la nostra democrazia irrimediabilmente ammorbata. Ovvero impotente, confusa, corrotta, specchio fedele di una società altrettanto smarrita, lacerata, degradata e agonizzante. E sul punto di far esplodere, come si vede da qualche settimana, le proprie contraddizioni...
Qual è, dunque, la "via politica" al superamento del berlusconismo? Non può che essere, ad avviso di un inutile osservatore quale io sono, quella di continuare sì a considerare come emergenziale la fase storica che stiamo attraversando e, di pari passo, la stessa permanenza in campo di Berlusconi, abbandonando però le incrostazioni e i freni di tipo ideologico/culturale nella necessaria battaglia per il cambiamento. Tradotto: alla presa d'atto, per certi versi ancora timida, del fatto che il nostro Premier sia persona inaffidabile, egoista e perniciosa per gli equilibri civili della Nazione, occorre far seguire comportamenti coerentemente consequenziali a livello di contrasto politico, che non si limitino a un antiberlusconismo di maniera.
Serve, insomma, una risposta efficace e unitaria da parte di tutti i partiti e movimenti che ambiscono alla sconfitta del berlusconismo, proprio in quanto trattasi di tendenza politico/culturale rozza ed esiziale, da fermare mediante la proposizione - senza distinguo insensati - di una grande Alleanza repubblicana e costituzionale per la salvezza nazionale. Una sorta di nuovo Comitato di liberazione.
E' l'unica speranza rimasta di soverchiare nelle urne la massa critica che ancora si riconosce nel carisma di Berlusconi e che per qualche occulta e indecifrabile ragione viene definita "dei moderati", ossia quel vasto agglomerato che comprende strati sociali avvezzi a un esasperato individualismo edonista, all'elusione fiscale come massimo sistema, comunque refrattari alle regole, non di rado contigui al torbido retroterra affaristico di pertinenza della criminalità organizzata, senza scordare i redivivi post-fascisti incattiviti, infimi qualunquisti, fanatici dell'uomo forte fino al parossismo, portatori malsani di biechi istinti razzisti, xenofobi e separatisti, perfino di distorte ed ipocrite tendenze clerical/conservatrici. Un coacervo di sensibilità assai diverse fra loro e perfino inconciliabili. Se non ci fosse Silvio Berlusconi ad amalgamarle con la sua sfacciata propaganda.
Altre possibilità di sconfiggere questo fenomeno tanto raccapricciante quanto radicato, proprio non riesco a intravederle. E bisogna anche muoversi, puntare con decisione alle elezioni e farsi trovare pronti all'appuntamento. Solo dopo, se e quando si sarà rimossa l'anomalia per via democratica, ci si potrà daccapo dividere fra destra, centro e sinistra sulla base di una piattaforma valoriale accettata da tutti e di un ritrovato patto di civiltà democratica. Se non si comprende questo, prepariamoci al solito spartito.
Prepariamoci a un Berlusconi - sul quale incombe la spada di Damocle del giudizio della Consulta dell'11 gennaio sul legittimo impedimento, al punto che lui stesso vuole ora evitare le elezioni - intenzionato a proseguire senza scrupoli il suo shopping parlamentare per provare a disintegrare definitivamente il gruppo che fa capo al Presidente della Camera Gianfranco Fini e ad attirare a sè quanti più Deputati dell'Udc. E non mi stupirei se molto presto si riattivasse la collaudata macchina del fango, per puntare dritta a Pier Ferdinando Casini con intimidazioni, ricatti, minacce tipiche di quella "guapparia" squadrista che tanti buoni frutti ha portato ultimamente alla causa del Sultano di Arcore.
Altro che al voto, al voto! Il premier punta evidentemente solo a tirare a campare, confidando ancora una volta nella corruttibilità o nella fragilità emotiva di qualche peones dell'ultima ora. Col beneplacito dell'alleato padano, a cui interessa solo portare a casa il federalismo ed a qualsiasi costo. Certo, anche qualora si riuscisse davvero a tornare alle urne non sarebbe affatto semplice sbarazzarsi dell'uomo più ricco e potente d'Italia e sullo sfondo rimane uno scenario ancor più inquietante del berlusconismo stesso: il commissariamento della politica da parte del corpo sociale dimenticato, quello che certamente non si riconosce in Berlusconi ma che sta nel contempo percependo la debolezza e l'assoluta incapacità a trovare soluzioni della classe dirigente nel suo complesso.
Mi riferisco all'altra metà del cielo italiano, ai tantissimi cittadini che stanno intensificando la propria protesta nelle piazze, al netto di quei quattro sciacalli col cappuccio nero in testa. Anzi: gli studenti, i precari, i disoccupati a cui è stato tolto il futuro, gli operai ed impiegati che non arrivano a fine mese, i padri di famiglia con l'acqua alla gola, il ceto medio declassato, i nuovi poveri... se si incazzano davvero possono fare molta più paura dei dilettanti black bloc. Non ci vuole nulla: un episodio casuale, una fiammata improvvisa, un minimo di organizzazione e la squallida "casta" dell'era berlusconiana è fottuta!
Le alternative al "tirare a campare" di Palazzo Chigi, e al colpevole immobilismo dell'intero sistema politico, sono dunque due: uno scatto di orgoglio della Politica stessa, che attivi gli anticorpi del sistema democratico italiano superando in modo indolore e definitivo il periodo più nefasto della nostra storia repubblicana; oppure il rischio dei rischi, l'eventualità non più remota che il disagio della gente venga brandito da chi è esasperato, in particolare dai giovani, e trasformi le strade delle città italiane in quelle di Buenos Aires di qualche anno fa o in quelle più recenti di Atene. Siamo ancora in tempo per evitare quest'ultimo scenario.
E' un'esagerazione? E' irresponsabile allarmismo? Personalmente, se fossi al posto di chi oggi perde tempo a dibattere sulle astruse formule della rappresentanza politica, senza però concedere più effettivi spazi di partecipazione ai cittadini sovrani, o seguita a perseguire senza ritegno interessi assai più bassi di quelli generali, è un rischio che proprio non sottovaluterei...
Tirare a campare?

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