Sprofonda nell’incertezza il destino di MPS dopo la bocciatura dell’aumento in assemblea, secondo lo schema Profumo. Il titolo è oggi sulle montagne russe, ma poteva andare decisamente peggio.
Il titolo MPS è in altalena nella seduta odierna, la prima dopo l’assemblea dei soci della banca, che lo scorso sabato ha bocciato la proposta di aumento del presidente Alessandro Profumo e dell’ad Fabrizio Viola, rinviando la ricapitalizzazione a dopo il 12 maggio del 2014.
In apertura, il titolo MPS perdeva oltre il 7%, ma con il passare delle ore, le contrattazioni sono state più favorevoli per le azioni della banca e già da metà seduta è tornato il segno positivo. Ma le prospettive per il terzo istituto italiano sono pesanti. Il rinvio di 3-4 mesi dell’aumento dovrebbe pesare sui conti per circa 120 milioni di euro in maggiori interessi sui Monti-bond, visto che i 3 miliardi della ricapitalizzazione servono per rimborsare il prestito ottenuto dal Tesoro e sul quale grava una cedola annua del 9%.
Si ipotizza che prima di dimettersi, Profumo giochi la carta giudiziaria. A gennaio, il cda potrebbe adire il giudice per chiedere l’annullamento della delibera dell’assemblea di sabato, sull’ipotesi del giurista Piergaetano Marchetti che la Fondazione abbia agito in conflitto d’interesse con la banca, in quanto avrebbe fatto rinviare l’aumento solo perché in assenza di liquidità per parteciparvi. E il suo voto ha inciso per la quasi totalità del capitale presente che si è espresso contro (67,9% sul 69,069%). Tuttavia, il destino della banca non solo sarebbe così in balia del tribunale, ma anche vincendo, il manager non avrebbe garanzie sui tempi, visto che sarebbe comunque necessaria una nuova delibera assembleare, slittando l’aumento alle settimane successive.
La Banca d’Italia e la Consob monitorano la situazione con attenzione, spiega una fonte vicina alle due autorità di Vigilanza. S’ipotizza, infatti, che in caso estremo Via Nazionale possa anche arrivare a commissariare MPS per fare attuare l’aumento sin da subito.
Il Tesoro ha ribadito di non essere interessato ad entrare nel capitale, ma la nazionalizzazione di MPS potrebbe essere la via obbligata se la banca non fosse in grado, come prescrive la Commissione UE, di rimborsare grossa parte dei Monti-bond già nel 2014.
Infine, cosa farà il consorzio di garanzia guidato da Ubs? Accetterà il rinvio o farà valere la clausola, per la quale in assenza di un aumento entro il 31 gennaio prossimo, il consorzio si scioglie?