E' il turno di Roberto Maroni, seduto difronte a Fabio Fazio ad essere messo sotto torchio. L’ex Ministro dell’Interno leghista ha partecipato al programma "Che tempo che fa" - "C'è ancora una Lega"? va dritto al sodo Fazio, e con fare sornione aggiunge: "Giusto per capire, Bossi le aveva vietato di partecipare ai comizi , come stanno le cose"?
Ma è finita davvero? Maroni spera di si. Quello che lui conta è che quella decisione sia stata ora revocata e che i 500 post ricevuti siano la prova della sua popolarità. Ritiene il suo partito "democratico" e aperto alle richieste e se la base del movimento chiede di andare a congresso, allora è giusto ascoltare questa voce. Maroni guarda avanti e lavorerà per la "Lega degli onesti", quella cioè senza intrallazzi e conti all'estero. Ma allora il leghista Maroni come concilia gli investimenti in Tanzania? Semplice:" Non mi occupo di soldi, non conosco i motivi, ma in molti hanno chiesto spiegazioni".
Dunque la lega del futuro non si sta giocando il successore. Tutto è rientrato e pace fatta, nessun problema con Bossi, anche se nell'aria si sente odore di crisi. Il partito che si vanta di stare all’opposizione per la salvaguardia della democrazia, la democrazia al suo interno l’ha sempre praticata poco nella sostanza. Lo scettro del potere è sempre rimasto in mano al suo fondatore Umberto Bossi, che ha sempre deciso tutto: tattica e strategia politica, apparati, dirigenti, segretari di sezione, fino all’incarico dell’ultimo militante. Del resto lo stesso "eterno secondo" lo ritiene giusto:"Ci deve essere uno che comanda e gli altri a scendere, ma non può essere escluso il dialogo".Il potere assoluto di Bossi nella Lega non può essere messo in discussione. Bossi ha carisma e intuito politico. E in grado di spiazzare, dividere e sorprendere gli avversari politici. Alla base del suo successo c'è proprio lo stato di "padre-padrone" del partito. Nessuno può criticare La lega ne tantomeno gettare un'ombra sul fondatore del Carroccio, o viene immediatamente punito. Per guidare la Lega serve il pugno di ferro oltre al dito medio alzato. Maroni deve rimanere l’eterno secondo, una linea di dissenso che deve rientrare nei ranghi. E'uno dei cofondatori della Lega, molto amico del capo, ma non lo può sostituire, semmai seguirlo ubbidiente. Nessun uomo della Lega può permettersi di sfidare Bossi. "La Lega è la mia casa e che abbia lunga vita" conclude Maroni.
Eppure è impossibile negare le scissioni interne del Carroccio, principalmente diviso tra gli ortodossi della cerchia di Bossi e i più moderati,maroniani. La rivolta è in corso, la base e gli elettori non capiscono più il loro capo e i suoi capetti. Ovviamente i vertici vicini a Bossi negano qualsiasi spaccatura ma la realtà è che anche il popolo della lega è stanco e nauseato dell’alleanza con Berlusconi, dei casi Cosentino, delle voci di maneggi finanziari, delusi dall’aumento delle tasse, e dello specchietto delle allodole del federalismo, delle leggi contro i clandestini, del loro voler respingere i barconi, mentre il cassiere del C
arroccio fa i suoi bravi investimenti in Africa. Ci sarebbe da ridere, se non ci fosse da piangere per quel che è capitato ai tanti immigrati e ai naufraghi dei barconi. Ma questi primi dissensi segnano inesorabile il tempo che arriva per scrivere la parola fine anche su Bossi. Bossi ne è terrorizzato. E' assolutamente impossibile frenare le voci del dissenso e lo stato confusionale che regna nella Lega. La storia è maestra e anche per loro è arrivato il momento della crisi. Speriamo solo che il sipario cali con un flop e che la crisi di un movimento che non riesce più a dare risposte politiche ai suoi elettori acceleri la resa dei conti.