Però, che avrebbero usato il mezzuccio della messa in dubbio della professionalità e competenza in materia, come facevano gli Uomini Beta ai bei tempi, dandomi della “sedicente psicologa”, dico la verità, mi ha sorpresa.
Devo concludere che sono gli opposti estremismi di genere. Sia le Femministe che gli Uomini Beta parlano e ragionano con la stessa logica violenta anni ’70 dell’estremismo politico. Gratti, gratti e sotto c’è il lottacontinuismo, ci sono le guardie rosse e un pizzichino di Stalin a condire il tutto prima di infornare. Tristissimo che tutto questo si definisca progressista e che non si accorgano di quanto invece siano vecchi e reazionari i loro metodi dialettici. Quel linguaggio non trasmette nulla di propositivo ma solo fastidio. Sono cascami della sinistra ottusa che poi è finita miseramente nel revisionismo dei DonPepponi alla Bersani o nei Veltronne. Che ti chiedi come fai, tutto sommato, ancora a sentirti in fondo di sinistra nonostante La Sinistra.
Del resto ho provocato e me la sono cercata. Non ho usato la brillantina Linetti e non mi sono fatta il gargarismo d’ordinanza con “la cultura di genere”, “il sessismo” e “il maschilismo” prima di presentarmi. Non mi sono fatta il bidet. Non mi sono fatta scortare da boys “maschiopentiti”. Mi sta bene. Non si può andare in casa di chi fa “comunicazione di genere” dura e pura, senza sfoggiare un bel completino frusciante di sorellanza ma completamente nuda e con tutte le vergogne femminili di fuori. Quelle che loro non vogliono vedere.
Perché se la sono presa. Un rodimento di culo che non vi dico, però senza darlo a vedere, con sussiego e scegliendo ancora una volta, come sempre, di ignorare la compagna che sbaglia o, in questo caso, la donna che odia sé stessa, secondo lo schema di pensiero del lobbismo di minoranza: quello che se appartieni al gruppo non potrai mai andare contro gli interessi del gruppo e se ti ribelli non solo sei fuori ma verrai bandito dal regno degli eletti.
Su un gruppo Facebook mi chiudono subito il microfono dicendo che non possono interagire con me perché utilizzo la parola “troia”. Su Femminismo a Sud – alle quali per altro avevo regalato su loro richiesta il racconto di una dolorosa esperienza di vita, chissà che fine avrà fatto – censurano e purgano il mio commento, eliminando appunto la parola troia. Come se la parola “slut” che loro usano associandola a “walk” per indicare certe manifestazioni di protesta, non significasse, in inglese, proprio “troia”. Del resto te lo rimproverano sempre: “non esistono donne per bene e donne per male”. Certo, credono che con troia mi riferisca alle ragazze che strappano la vita con i loro eroici denti sul marciapiedi e non alle troie come categoria di donne disoneste alle quali piace vincere facile, con un colpo di mandibola e uno di chiappa, invece che con lo studio ed il duro lavoro.
Sul blog della Lipperini una “compagna” segnala il mio post bollandolo come “articolo orribile, insultante, offensivo” senza spiegarne il perché. La padrona di casa vi accenna quindi nel post successivo come a qualcosa di ridicolo che ha letto in rete, però sempre senza scendere nei particolari e non facendo capire nulla. Molto comodo.
Altre ninja sono venute a lanciarmi le loro lame rotanti su MenteCritica.
Zauberei è scatenata: “Sei donna eppure reazionaria“. Chissà perché mi è apparsa subito, come visione mistica, la cotonatura della Thatcher. Come se milioni di donne non abbiano votato B. o la Lega-che-ce-l’ha-duro per vent’anni, solo per fare un esempio. E poi, se parlo così, è perché ho dei problemi e dovrei cercarmi uno bravo, strapazzo la psicologia da incompetente (anche lei è psicologa, ci fa sapere che scopa pure (!!) e forse ha studiato in una vera università, mentre io ho solo sognato e ora verrà il direttore con la faccia di Max Von Sydow e mi farà la lobotomia).
Un’altra che si firma l. mette in dubbio addirittura la mia coppia di cromosomi X: “Le opinioni che esprimi, su una questione in particolare, mi portano ad escludere che tu sia una donna.”
Che coincidenza, quando bazzicavo gli Uomini Beta, c’era sempre qualcuno che sospettava che io non fossi io ma qualcun’altra/o. L’agent provocateur, l’infiltrato. L’infame da sottoporre a processo.
E poi qualche ragazzo che, impersonando il maschiopentito, fa il ripetello con gli slogan che gli hanno insegnato le vecchie zie. Che tristezza, ragazzi miei. Aridatece i bastardi!
Riassumendo, si è solo attaccata l’autrice di un post sul piano personale – come fanno i peggiori cyberbulli – o facendo improbabili diagnosi personali a distanza, evitando di rispondere alla domandina facile facile: “Esiste un comportamento criminale delle donne nei confronti delle loro simili?” Il che ovviamente non è una generalizzazione, come scorrettamente viene fatto credere da chi vuole chiudere frettolosamente il discorso, ma solo un’ipotesi da confermare che si basa su parecchi indizi, che ho ampiamente fornito.
Eppure, perfino a Femminismo a Sud viene infine un sospetto, dopo le Cosime e le Sabrine, dopo che l’ultima ragazza orrendamente seviziata da un branco viene minacciata da una ragazza in ospedale; ” a te ci penso io”, e si sospetta che un’altra ragazza abbia partecipato al massacro.
Non che arrivino ad ammettere che anche nella donna si nasconda la crudeltà modello base in dotazione a tutti gli esseri umani. Non bisogna contraddirsi perché non esistono donne per bene e donne per male, quelle che in teoria potrebbero essere cattive sono solo collaborazioniste, maschiliste compiacenti, condizionate, poverine, dalla cultura maschilista dominante. Insomma delle decerebrate incapaci di ragionare con la propria testa.
Una lettrice però incredibilmente commenta:
“A me fanno ribrezzo e un pò di pena quelle donne madri che difendono i figli e i mariti stupratori, mentre per le amiche nessuna pietà ma magari l’augurio che capiti a loro e forse capiranno …“
Te possino stuprà. Come volevasi dimostrare.