La convivenza è difficile, si sa. Specie con gli sconosciuti imposti dal vicinato. Eppure, al posto di trovare un punto d’incontro, un uomo ha creato un indirizzo di posta elettronica con il nome del vicino di casa, con il quale aveva in corso degli screzi, e lo ha utilizzato per fingere che l'alloggio fosse in vendita, per annunci a luci rosse o per ordinativi di partite d'olio e articoli erotici.
Adesso il quarantenne di Torino rischia sei mesi di carcere, chiesti dal pm alla fine di un processo per molestie e sostituzione di persona. La famiglia del vicino è stata perseguitata da «venditori» e «clienti» da ottobre 2009 a marzo 2010.
A formulare la richiesta di condanna è stato il pm Paola Bellone, che ha voluto censurare così una vicenda che si è trascinata dall'ottobre del 2009 al marzo del 2010, periodo in cui una famiglia della periferia di Torino è stata subissata da persone che non aveva mai contattato: chi era interessato ad acquistare l'alloggio (messo in vendita a un prezzo stracciato), chi doveva consegnare una partita d'olio o un set di articoli erotici, chi pretendeva le prestazioni sessuali a pagamento che erano state promesse.
La polizia postale, raccolta la denuncia della famiglia, è risalita rapidamente all'indirizzo Ip da cui era stato originato l'account di posta, intestato all'ex moglie di un vicino con il quale c'erano stati profondi screzi.
L'imputato, difeso dall'avvocato Alessandro Praticò, si era servito anche di un altro computer, quello della convivente, che però ha scagionato nel corso del processo dicendo che lei era all'oscuro di tutto. Il pm Bellone ne ha così chiesto il proscioglimento. Le vittime dell'iniziativa si sono costituite parte civile con l'avvocato Paolo Gramaglia.
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