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Tornare a “vivere” la politica

Creato il 10 luglio 2014 da Libera E Forte @liberaeforte

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“La funzione nostra nella vita pubblica è … una funzione integrativa, equilibratrice, propulsiva; noi siamo il centro, non nel senso disintegrato di equidistanza tra l’affermazione e la negazione, ma nel senso positivo di sintesi di forze nuove, di valori etici e di programma civile[1]”: per colmare il vuoto al “Centro” della politica italiana occorre tornare alle sue radici “popolari”, esemplarmente sintetizzate in queste considerazioni di Luigi Sturzo.

Lo storico Francesco Malgeri, che ha curato la voce ‘Popolarismo’ del Lessico sturziano, ne evidenzia il carattere non “tattico”, ma “programmatico”: “Il nostro centrismo – afferma Sturzo – non è una linea mediana tra i destri e i sinistri, come a dire un colpo alla botte e uno al cerchio … un’altalena di teoria e di pratica politica, atta a scontentare tutti e a contentare un po’ per uno. … Per noi il centrismo è lo stesso che il popolarismo[2]”.

Un “popolarismo” democratico ma che rifiuta l’accentramento dello stato; liberale (nel senso sano della parola) perché si basa sulle libertà civili e politiche; sociale perché mira a riformare il sistema capitalista; cristiano, perché si rifà ai suoi principi etici universali. Un popolarismo, spiega Malgeri, che intende riaffermare la libertà e l’autonomia degli enti locali e propone “un ampio decentramento amministrativo e un più organico rapporto tra Paese e parlamento”, auspicando inoltre “incisive riforme in materia scolastica, agricola, tributaria, burocratica ecc”. Riformismo dunque, in senso politico e morale: Sturzo infatti conferisce “valore fondamentale, anche nella vita pubblica, all’etica, … norma insopprimibile, e superiore a quella che si chiama ‘ragion politica’ o a ‘ragione economica’[3]”.

Imprescindibile da questa visione è anche la concezione di partito politico che Sturzo realizzerà nell’esperienza del Partito Popolare Italiano. Laico e aconfessionale, il partito non è, come spiega Malgeri, “una istituzione chiusa all’interno delle sue sezioni e della sua attività politica e parlamentare, ma opera nella società” ed è radicato nel territorio, dove svolge le sue attività: “Un programma politico – questo il retaggio, da troppo tempo ignorato, di Luigi Sturzo – non si inventa, si vive[4]”.

Marco Cecchini

 

[1] Il partito popolare italiano: popoolarismo e fascismo, Edizioni di storia e letteratura, Roma 2003, pag. 82.

[2] Idem, pagg. 165-166.

[3] Idem, pag. 167.

[4] Il partito popolare italiano: dall’idea al fatto – Riforma statale e indirizzi politici, Edizioni di storia e letteratura, Roma 2003, pag. 169.


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