Nel dedalo delle viuzze del centro storico di Brindisi, c’è una traversa di via Santabarbara la cui bellezza potrebbe sfuggire ad un passante distratto : è via San Giovanni che dopo pochi metri di chianche si apre su una piazzetta su cui si erge in tutta il suo rotondo splendore la Chiesa di San Giovanni al Sepolcro. Se poi ci mettiamo un cielo illuminato da una splendida luna piena, un palcoscenico, molte sedie e la magia del teatro, allora quella stradina, che prima neanche avevate notato, vi sembrerà allettante come la strada lastricata di mattoni gialli che porta direttamente alla città di Smeraldo.
Ieri sera in occasione dei festeggiamenti concomitanti alla festa del santo patrono Theodorus il gruppo teatrale Meridiani Perduti ha portato in scena lo spettacolo Torno Subito.
Un tuffo nel passato della Brindisi capitale d’Italia per 157 giorni, in cui si intrecciano le storie di re e regine, sartine e marinai, racconti di vita vissuta, che fanno parte del patrimonio di tutti noi che abbiamo avuto nonni o genitori che a quei tempi erano ancora bambini.
Ascoltare la Storia e le storie raccontate mirabilmente da Sara Bevilacqua (regista e autrice), accompagnata al piano (Daniele Bove) e dalle canzoni dell’epoca interpretate da Daniele Guarini, vedere i bambini di allora commuoversi, partecipare e ridere di un passato di fame e macerie, mi ha fatto riappacificare un po’ con questa mia città, croce e delizia di un cuore migrante come il mio.
L’abbraccio di tanta brindisinità mi ha travolto come la tramontana: su quel palcoscenico ha preso parola la Brindisi della fame e della guerra, del pane nero e del bianco mangiare; la Brindisi di re senza mutande e regine senza cappello, di nobili impertinenti, e di cittadini pronti a tutto per sopravvivere; è la Brindisi che ha cresciuto mio padre, uno sciabbicodo col papillon, e mia madre, orfana di guerra; è la Brindisi che li ha fatti innamorare forse di fronte a un bel tramonto sul porto o durante una corsa a perdifiato su una bicicletta scasciata; è da lì che vengo io, è quel lì che mi ha reso quella che sono. Allora ho pensato che forse dovrei mettere anche io un cartello Torno subito sulla porta di quella che è la mia vita..sono in giro, non so dove, non so per quanto tempo ma poi torno, davvero, torno subito, perchè questo vorrei che fosse il lieto fine della mia fiaba personale.