La torta di mele, per me come per molti
credo, è uno di quei cibi che rassicurano, che riportano
immediatamente al ricordo della nonna, della famiglia, della casa.
Qualunque nonna degna di questo nome
deve aver fatto almeno una torta di mele in vita sua! :D perfino
nonna papera aveva un debole per le torte di mele! E chi c'è di più
autorevole di lei in fatto di dolci?
Io, quando voglio essere sicura di non
sbagliare, preparo una torta di mele!. E' vero che inspiegabilmente
esiste anche qualcuno a cui non piace! e secondo me in questo,
qualche nonna ha una grossa parte di responsabilità! (d'altra parte
mica tutte le nonne sono brave ai fornelli!)
Comunque, a parte qualche eccezione, la
torta di mele secondo me è la torta con la t maiuscola!
Ora lo so che sarà facile cadere nella
banalità di dire che quella che posto oggi è la torta di mele più
buona che abbia mai mangiato! Istintivamente lo direi, se non fosse
che ad ogni torta di mele si tende a ribadire questo stesso concetto!
Allora la metto così: questa è la torta di mele che, dalla prima
volta che ho provato, ho continuato poi a fare senza che mi venisse
voglia di provarne un'altra! Ecco, questa è la pura e semplice
verità!
Tra l'altro la ricetta non è nemmeno
di quelle tramandate da qualche avo, prozia, bisnonna, nonna e via
dicendo, ma è una ricetta trovata su Sale e Pepe, non ricordo di
quale mese né di quale anno, comunque io l'adoro! E sono certa che
se la proverete l'adorerete anche voi.
Tra l'altro questo post cade proprio a
fagiuolo come si suol dire, perchè restando in tema di comfort food,
vorrei segnalare una bellissima ed interessantissima mostra alla cui presentazione ho avuto il piacere di essere stata invitata:
“No seconds, comfort food e fotografia”.
Il tema trattato non è certamente
leggero, ma un'occasione di riflessione su un importante tema sociale
come' è la pena di morte. In mostra infatti tredici scatti che
raccontano l'ultimo pasto di altrettanti condannati alla pena di
morte.
Bellissime le foto scattate in studio,
dall'artista-fotografo Henry Hargreaves, che ha potuto comporre i set
grazie alla documentazione che è riuscito a reperire. Molto bello e
interessante il percorso pensato dal curatore in collaborazione con
diversi professionisti provenienti da ambiti differenti, che racconta
questa mostra e il suo significato.
Consiglio a tutti coloro che hanno
occasione di essere a Venezia in questi giorni e fino al 24 novembre
2013 di visitarla al Museo della follia all'isola di San Servolo.
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