Immaginate d'inserire in un dispositivo cubico una capsula delle dimensioni di un vasetto di yogurt che contenga pasta liquida per poi vederla fuoriuscire trasformata in una calda tortilla. Se eravate in cerca di idee su cosa accostare alla vostra macchina per il caffè, è ora di prevedere uno spazio per la Flatev. Nonostante i numerosi articoli che la stampa locale gli sta attualmente dedicando, il cubo delle meraviglie è per ora soltanto un prototipo, anche se in un futuro non troppo remoto la macchina da tortilla potrebbe troneggiare nelle cucine del mondo intero. Il brand, sagace contrazione tra Flatbread (pane piatto) ed Evolution (evoluzione), è la diretta espressione di una delle numerose start-up che costellano il giovanile panorama imprenditoriale zurighese. Dietro l'idea c'è il messicano Carlos Ruiz, laureatosi in scienze politiche ed economia all'UZH (Universität Zürich) e in perenne difficoltà nel trovare in Svizzera delle buone tortillas che non fossero prodotte industrialmente e successivamente riscaldate. A trasformarla in realtà ci ha pensato Jonas Müller, studente d'ingegneria presso il politecnico di Zurigo, la mitica ETH (Eidgenössische Technische Hochschule) da dove sono usciti 21 premi Nobel e che occupa la dodicesima posizione nella classifica mondiale delle eccellenze universitarie, che ha assemblato la macchina nel suo garage, un po' come facevano i mitici ingegneri informatici californiani coi loro primi computer. Il progetto sta riscontrando sempre più interesse, collezionando premi e ricompense ai concorsi per le start-up e questa estate verrà presentato negli Stati Uniti, dove il gruppo, al quale si è aggiunto anche Sébastien Kulling che presso Nestlé ha curato sviluppo e marketing per Nespresso, sonderà un mercato che in fatto di tortillas vale da solo 10 miliardi di dollari. Non resta ora che trovare un gruppo di finanziatori disposti a mettere sul piatto 1 milione e 200 mila franchi svizzeri, più o meno un milione di euro. E magari convincere George Clooney a fare da testimonial. Lo slogan? “Flatev. What else!”.
Immaginate d'inserire in un dispositivo cubico una capsula delle dimensioni di un vasetto di yogurt che contenga pasta liquida per poi vederla fuoriuscire trasformata in una calda tortilla. Se eravate in cerca di idee su cosa accostare alla vostra macchina per il caffè, è ora di prevedere uno spazio per la Flatev. Nonostante i numerosi articoli che la stampa locale gli sta attualmente dedicando, il cubo delle meraviglie è per ora soltanto un prototipo, anche se in un futuro non troppo remoto la macchina da tortilla potrebbe troneggiare nelle cucine del mondo intero. Il brand, sagace contrazione tra Flatbread (pane piatto) ed Evolution (evoluzione), è la diretta espressione di una delle numerose start-up che costellano il giovanile panorama imprenditoriale zurighese. Dietro l'idea c'è il messicano Carlos Ruiz, laureatosi in scienze politiche ed economia all'UZH (Universität Zürich) e in perenne difficoltà nel trovare in Svizzera delle buone tortillas che non fossero prodotte industrialmente e successivamente riscaldate. A trasformarla in realtà ci ha pensato Jonas Müller, studente d'ingegneria presso il politecnico di Zurigo, la mitica ETH (Eidgenössische Technische Hochschule) da dove sono usciti 21 premi Nobel e che occupa la dodicesima posizione nella classifica mondiale delle eccellenze universitarie, che ha assemblato la macchina nel suo garage, un po' come facevano i mitici ingegneri informatici californiani coi loro primi computer. Il progetto sta riscontrando sempre più interesse, collezionando premi e ricompense ai concorsi per le start-up e questa estate verrà presentato negli Stati Uniti, dove il gruppo, al quale si è aggiunto anche Sébastien Kulling che presso Nestlé ha curato sviluppo e marketing per Nespresso, sonderà un mercato che in fatto di tortillas vale da solo 10 miliardi di dollari. Non resta ora che trovare un gruppo di finanziatori disposti a mettere sul piatto 1 milione e 200 mila franchi svizzeri, più o meno un milione di euro. E magari convincere George Clooney a fare da testimonial. Lo slogan? “Flatev. What else!”.
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