19 NOVEMBRE – A distanza di più di una settimana dal terribile schianto in cui hanno perso la vita, ad Arcole (Verona), quattro giovanissimi; la più piccola del gruppo ha finalmente ripreso conoscenza. Sara Sinigaglia, di appena 16 anni, ha riaperto gli occhi nel reparto di Terapia Intensiva di Borgo Trento ed ha chiesto dove siano i suoi amici. Non ricorda nulla dell’incidente, dell’Audi bianca che li ha falciati tutti, guidata da un 31enne il cui tasso alcolico superava di quattro volte il limite. Del destino del fidanzatino quasi coetaneo e degli altri compagni è ancora all’oscuro. Si è appena ripresa e crede che siano tutti feriti come lei, ricoverati in altri ospedali. Invece Nico, Enrico e Anna sono morti sul colpo, mentre Michel ha perso la sua lotta contro la morte il giorno successivo a quel terribile 10 novembre. È stata forte la rabbia per la morte di questi ragazzi, conosciuti da molti altri ragazzi vicentini e veronesi per la loro voglia di vivere, per l’entusiasmo che li spingeva a essere un punto di riferimento per tutti. Così, spontaneamente, migliaia di giovani hanno intrapreso una raccolta firme per promuovere l’iter legislativo che dovrebbe condurre alla creazione di una nuova fattispecie di reato severamente punita, quella di omicidio stradale. L’omicidio stradale si configurerebbe così a carico di chi, ubriaco o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, si mette alla guida e rende l’automobile uno strumento letale, causando la morte di una o più persone.
Con il 2013, il governo Letta ha ripreso il tema affidandolo al sottosegretario ai trasporti Erasmo D’Angelis. Ancora una volta, l’obiettivo è quello di creare un sistema punitivo più severo e intransigente. Dal 2011 ad oggi, la petizione on-line www.omicidiostradale.it ha raccolto circa 75.000 firme, ma il mondo politico si ostina a non trovare il punto d’accordo necessario a riformare il Codice della Strada finora in vigore.
Ad Arcole il dolore è ancora palpabile. Una speranza ha tuttavia illuminato, in queste ore, la famiglia di Sara Sinigaglia. “C’è qui Sara che vi aspetta” ha detto al telefono un operatore dell’ospedale di Borgo Trento alla mamma della ragazza, per comunicarle che la giovane è finalmente uscita dal coma. “Continua a lottare” l’hanno pregata anche i compagni di scuola in questi giorni, trascorsi con il fiato sospeso ad aspettare qualche notizia positiva. Ma la speranza, oggi, è anche quella di milioni di cittadini che si augurano intervengano presto le modifiche legislative necessarie ad assicurare un inasprimento delle pene.
Silvia Dal Maso
Articoli Collegati:
- Il referendum anti-casta: una bufala?
- NISSAN SKIPASS 2013 Turismo e Sport Invernali – Modena Fiere
- Fine del bicameralismo perfetto
- “Bersani ha perso le elezioni, Renzi ha vinto le primarie del Chianti,…