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Trapani: Brusca sull’omicidio Rostagno: Riina disse: «I trapanesi si sono tolti questa camurria »(problema).
Creato il 21 dicembre 2011 da Nottecriminale9 @NotteCriminale«Sono stato un mafioso dal 1975, soldato semplice nel mandamento di San Giuseppe Jato, dal 1989 sono stato reggente del mandamento, fino al mio arresto nel 1996». Esordisce così Brusca nell’aula bunker di Trapani all’udienza numero ventidue del processo sull'omicidio del giornalista e sociologo Mauro Rostagno.
Rispondendo alle domande del pm Del Bene, ricostruisce le fasi della sua iniziazione, alla presenza di Totò Riina e Bernardo Provenzano. Il pentito, che questa mattina nell'aula bunker del carcere trapanese di San Giuliano, ha deposto come teste, nell'ambito del processo ( apertosi il 2 febbraio 2011) a carico dei presunti mandanti e assassini di Mauro Rostagno: l'ex boss di Trapani Vincenzo Virga e il killer Vito Mazzara.
«Ho deciso di collaborare con la giustizia nell'agosto del 1996, pochi giorni dopo l'arresto. Quello che oggi sta dicendo Spatuzza io l'ho detto molto tempo prima», ha continuato l'ex boss, prima di entrare nel merito della vicenda Rostagno.
Brusca è lontano dall’aula bunker. Parla in videoconferenza da una località tenuta segreta e prosegue descrivendo il proprio ruolo di "portavoce" di Totò Riina, anche per la provincia di Trapani, «ho dato la vita per Cosa Nostra, tantissimi omicidi, strage di Capaci, strage Chinnici, faide di Cosa Nostra, (non ricorda l'omicidio del piccolo Di Matteo, figlio del pentito Santino ndr) Riina mi dava gli ordini, più lui che mio padre, anche per i delitti avevo un rapporto privilegiato con Riina, condividevo la strategia stragista e questo fino a quando non ho scoperto dalle parole di Salvatore Cancemi che lui voleva attentare alla mia vita»
E come portavoce de il capo dei capi, il capomandamento di San Giuseppe Iato, catturato nel maggio del '96, ed ora collaboratore di giustizia, ha riferito oggi, davanti ai giudici della Corte d'Assise di Trapani, i particolari di una conversazione avuta con il Padrino Totò sull’omicidio del giornalista e sociologo Mauro Rostagno: Riina sapeva del delitto?
«Non c'era cosa che si muovesse che lui non lo sapesse. Riina sull'omicidio di Mauro Rostagno mi disse“ i trapanesi si sono tolti questa camurria”». (questa scocciatura,grana, questo problema) Mauro Rostagno, nato nel 1942, davanti le telecamere dell'emittente televisiva RTC, denunciava con forza le connessioni tra politici e mafiosi.
I suoi indici d’ascolto raggiungevano i massimi livelli e, questo, iniziò a dar fastidio a cosa nostra.
Per questo motivo, dopo varie intimidazioni, venne assassinato a Lenzi (località del comune di Valderice TP) a colpi di fucile, il 26 settembre 1988. Il collaboratore di giustizia è collegato da un sito riservato ed è difeso dall'avv. Alfredo Monforti. Per la Corte di Assise deve essere sentito come "teste assistito". Oggi ha anche parlato di Vito Mazzara (tiratore scelto di cosa nostra e presunto killer) «Era molto amico - ha sottolineato - dei mazaresi ed aveva molto credito perché era un tiratore scelto, uno affidabile con le armi».
«Apprendendo del delitto seppi del fucile scoppiato in mano al killer e Riina mi ricordo con me commentò anche questa cosa. Il movente - continua Brusca - potrebbe essere quasi sicuramente il fastidio che con le sue inchieste stava provocando Rostagno», ma il capomandamento dice di non esserne sicuro, in quanto lui non ha «partecipato alla deliberazione».
Molti i “non ricordo” durante l’udienza iniziata alle 10.30 e conclusa quattro ore e dieci minuti dopo con cui ha risposto Brusca, ma alcuni dettagli di come venne a sapere dell'omicidio li ricorda bene «Quando parlai con Riina del delitto Rostagno, il fatto era appena successo. Eravamo a Palermo, a casa di Salvatore Biondino. Eravamo a quattr'occhi, io e lui».
La prossima udienza è prevista per l'11 gennaio 2012
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