Il giudizio di Antonio Valerio SperaSummary:
The Millionaire in salsa brasiliana. Dei protagonisti giovanissimi, uno sfondo di povertà, violenza e corruzione, la ricerca di un riscatto e soprattutto di una giustizia sociale, tanti soldi in ballo, azione, musiche coinvolgenti, montaggio ipercinetico. Trash di Stephen Daldry ricorda molto il film di Danny Boyle che nel 2008 ottenne cinque Oscar, il successo mondiale e fece riaccendere la passione per il cinema bollywoodiano. Dall’India qui si passa in Brasile, precisamente nella periferia di Rio de Janeiro, dove in una piccola città-discarica tre ragazzini si ritrovano coinvolti in una faccenda più grande di loro, dopo aver ritrovato nella spazzatura un portafoglio dal contenuto scottante e compromettente, che muove la ricerca della polizia e del candidato sindaco della città.
Iniziano così indagini, inseguimenti e un carosello infiniti di rischi e pericoli. Perché non lasciare l’oggetto “incriminato” ai poliziotti ed uscire da questa faccenda? “Perché è giusto”, risponde uno dei tre giovani. Ed è proprio questo senso di giustizia civile e sociale, animato dalla speranza di trasformazione del paese, che sorregge la narrazione di Trash. Un racconto dalle tinte favolistiche e dai risvolti da classico cinema per ragazzi, che però dietro la sua facciata di puro film d’intrattenimento propone immanente nelle sue immagini realistiche, nel suo background sociale, nella concreta verosimiglianza dei personaggi, una riflessione e una denuncia sulla condizione contraddittoria del Brasile.
La forza di Trash risiede proprio in questo mix perfetto tra dimensione favolistica e ambientazione reale, sorretto su un impianto narrativo equilibrato, nonostante il suo dinamismo perpetuo, e da una regia che sa dosare con sapienza spettacolo e indagine sociale. Non c’è un momento morto nel film di Daldry, non un’inquadratura fuori posto, non un singolo fotogramma che non induca ad una sotterranea riflessione. Ecco perché è un film che tocca al cuore, allo stomaco e non lascia indifferenti. Suscita emozioni, risate, appassiona, commuove, con la tensione di un thriller, l’umorismo di una commedia, il ritmo di un action, la malinconia e la dolcezza di un racconto di formazione.Daldry sembra essere tornato alla freschezza e allo smalto della sua opera prima Billy Elliot. Non che i suoi prodotti successivi, da The Hours a Molto forte incredilmente vicino, non fossero delle opere di spessore, ma Trash ci consente di ritrovare lo spirito di un regista in grado di orchestrare tutti gli elementi cinematografici con la spensieratezza di un esordiente e la profondità di un veterano, con uno spiccato senso dello spettacolo e al contempo la capacità di indagare nei rapporti umani e nelle dinamiche sociali.
E se nel suo primo film, l’autore britannico scoprì il talento di Jamie Bell, qui ci dà la possibilità di apprezzare la sfrontatezza, la naturalezza e la profondità di tre giovanissimi brasiliani “presi dalla strada” che sembrano degli attori navigati. I loro sorrisi e i loro occhi pieni di speranza, i loro momenti con due star come Rooney Mara e Martin Sheen, sono la luce di questo film meraviglioso.
di Antonio Valerio Spera per Oggialcinema.net