La Carta di Lampedusa del primo febbraio 2014 trae origine dalla tragedia dell’ottobre 2013, quando più di 600 persone persero la vita nel Mediterraneo.
La Carta di Lampedusa è un impegno ad affermare che la vita
e i diritti essenziali di ogni essere umano
vengono prima delle normative formali.
Il dramma di migliaia di persone costrette ad abbandonare le loro case per sfuggire a conflitti e tensioni avviene nel mare che lambisce le nostre coste. Chi sono queste persone? Quale il vissuto personale e collettivo di chi affronta i viaggi della speranza? Quali i muri da oltrepassare? In quali campi profughi sopravvivono, prima di partire? Quali ricatti e speculazioni strangolano le loro vite? Globalproject si propone una mappatura collettiva dei paesi di partenza dei migranti con lo scopo di stabilire un contatto, politico nel senso alto del termine, con le realtà locali. La prima iniziativa sarà in corso dal 18 aprile fino all’inizio di maggio:
TRE CAROVANE IN PARTENZA PER TURCHIA, TUNISIA, LIBANO
coordinate per incontrare la realtà, raccontare in forma plurale quello che accade ai confini, trasportarlo come dato di realtà dentro la discussione volutamente strumentale che si accompagna al tema dell’ingresso in Europa. Si potranno seguire quotidianamente le attività con l’hashtag #caromed di Twitter e dagli organi d’informazione che avranno la sensibilità di diffonderne i resoconti.
CAROVANA LIBANO
Campo profughi Sabra & Chatila
Si confronterà con la complessità socio-politica e culturale del Libano, paese con un’articolata composizione confessionale. La vita istituzionale si basa su una ferrea distribuzione in quote prefissate, fra le diciotto confessioni, in tutti gli incarichi pubblici a qualunque livello.
La Carovana Libano è organizzata dalla storica Ong italiana Un Ponte per… e partirà il 24 aprile. Presenta due particolarità.
Usufruirà della pluriennale collaborazione con l’organizzazione palestinese Beit Aftal Assomoud, aliasThe National Institution of Social Care and Vocational Training (NISCVT). Metterà al centro del percorso i Profughi Palestinesi, avrà accesso ai loro campi e alla vita quotidiana che vi si svolge, incontrerà operatori locali , di organizzazioni umanitarie e dei media, riceverà gli aggiornamenti dalla precedente visita [qui il report scritto a due mani con il blogger Bortocal di Cor-pus] dell’anno 2010. La situazione nel frattempo si è largamente deteriorata con l’afflusso in Libano dei profughi siriani e siro-palestinesi, il cui numero è stimato intorno al milione.
La coordinatrice di Beit Aftal Assomoud , Fatima Khaizaran, responsabile del progetto Family Happiness che assiste i bambini dei campi era nelle settimane scorse in visita in Italia. L’intervista descrive le condizioni presenti e le difficoltà che l’esodo aggiunge al Libano e in particolare a quelli che in Libano già vivevano segregati e privati di ogni diritto.