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Tre Sul Nero (la rubrica dei film di Stefano)

Da Frogproduction
Tre Sul Nero (la rubrica dei film di Stefano)M IL MOSTRO DI DÜSSELDORF – GER 1931, 117’. Regia di Fritz Lang.Ci sono alcune scene indimenticabili e da brividi, come l’apparizione dell’assassino, un’ombra proiettata sul manifesto che annuncia la taglia per chi lo trova, mentre si avvicina all’ennesima bambina ignara di cosa le accadrà. Il fischiettio che poi incastrerà l’assassino stesso. La sua confessione, davanti a coloro che erano riusciti a catturarlo, strambe associazioni di scassinatori, rapinatori, giocatori d’azzardo e ladri d’orologi, con l’aiuto fondamentale dei mendicanti; il “mostro” urla devo! Non voglio! Devo! Il finale è sospeso: non sappiamo se sarà condannato a morte o cos’altro, ma vediamo tre donne con la voce dolente che pregano di stare più attenti ai nostri figli. Dopo una prima parte centrata sui bambini e il “mostro”, c’è la doppia indagine, quella ufficiale della polizia e quella delle associazioni di cui sopra che non ci stanno a farsi sospettare di un crimine tanto efferato ( il “mostro” violenta e uccide delle bambine, probabilmente fra i primi serial-killer del cinema ). Poi la cattura e il processo, sempre da parte delle associazioni. Qui il regista mette di fronte alla difficoltà di giudicare un tale fatto. C’è chi vuole la pena di morte perché l’uomo è inguaribile, chi proprio per questo pretende la consegna alla legge e la cura. Una donne che si alza e chiede di pensare alle madri delle bambine. E poi appunto il verdetto ufficiale sospeso e interrotto dal monito delle donne imploranti.
Tre Sul Nero (la rubrica dei film di Stefano)
ANATOMIA DI UN OMICIDIO – USA 1959, 160’. Regia di Otto Preminger.Appassionante nonostante le oltre due ore e mezza. Un tenente dell’esercito reduce dalla Corea è accusato di omicidio. Il movente è la violenza sessuale subita dalla moglie. La linea difensiva si baserà sull’impulso irresistibile scatenato dalla notizia della violenza. Il protagonista è l’avvocato del tenente, un appassionato di pesca e di jazz ( lo suona anche al piano ) poco propenso a far carriera che si fa convincere dal suo compagno di studi, un vecchio giurista dedito al whisky che per l’occasione si darà alle gassose ( pare che funzioni! ). La parte del processo è lunga e dettagliata, gustosa; ad un certo punto il giudice deve nominare un paio di mutandine e chiede consiglio agli avvocati della parti. Nessuno conosce sinonimi appropriati per non destare scalpore. Uno suggerisce un termine francese che non ricorda bene, ma il giudice lo ritiene troppo suggestivo. Vada per le mutandine allora, solo che il pubblico e la giuria scoppiano in una fragorosa risata. Altri tempi. Insomma anche qua siamo di fronte al dilemma di come giudicare un uomo che ha sì sparato cinque colpi ed ucciso una persona, ma l’uomo che ha ammazzato gli aveva violentata la moglie un’ora prima del fatto. Per giudicare intendo giudizio morale, ovvio.
Tre Sul Nero (la rubrica dei film di Stefano)
VELLUTO BLU – USA 1986, 120’. Regia di David Lynch.   Fino ad ora il film che più mi è piaciuto di David Lynch è Mulholland Drive, più la prima serie di Twin Peaks, però l’altra notte davano Velluto Blu alla tv e così parlo di questo. Parto dalla musica e dai suoni in generale che intervengono e fanno colonna sonora tanto quanto le musiche ufficiali. Ci sono tre livelli di musica: la sezione simil-sinfonica ( archi o synth ) che mi ricorda sempre le prime tracce di Disintegration ( The Cure ), usata per le scene in cui il giovane Jeffrey sta assieme alla sua bella; le canzonette, da Blue Velvet alle sezioni jazzistiche; infine i sottofondi inquietanti, suoni prolungati che si insinuano spesso repentinamente. Lynch usa moltissimo questa sorta di montaggio sonoro, anche senza stacchi tra un brano e l’altro. La musica usata in questo modo è uno dei suoi punti di forza in effetti. La storia per riassumere è quella di un ragazzo che si ficca pian piano in una situazione attratto dal mistero e poi risolto il caso ( uccidendo il cattivo ) ritorna alla tranquillità di sempre. Nel mistero troverà una donna sensuale e squilibrata tanto quanto il suo carnefice violento, sboccato ( “Andiamo a scopare! Voglio scopare tutto quello che si muove!” ) e criminale come pochi. Non è un film riuscitissimo, ma somma alcuni momenti affascinanti ( o perversi ) ad altri pieni di tensione in una maniera che rimane.

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