Non sono un economista, ma l’idea di Tremonti, intervistato da Belpietro, vista così sembrerebbe una buona idea. Le catene europee infatti non ci permettono, in quanto Governo, di acquistare sul mercato primario i titoli del nostro debito pubblico, con la conseguenza che allo stato attuale, l’Italia non può controllare la propria economia monetaria.
Roba vecchia in realtà. Spesso ne ho parlato su questo blog. Però è utile rinfrescare il principio base: la sovranità di uno Stato non si misura oggi solo con gli apparati militari capaci di dissuadere chi ha mire di conquista sul territorio, ma anche e soprattutto con la capacità di una nazione di controllare la propria economia in un contesto globalizzato.
Ebbene, l’Italia ha perso da tempo questa capacità. E l’ha persa quando Prodi ci ha imposto l’euro, e ancor prima quando i vecchi governi di centrosinistra ci hanno svenduto alla Germania e alla Francia. Ora il nostro paese è nelle mani di amministratori stranieri che decidono per noi le politiche monetarie. E fra queste politiche vi è quella che vieta allo Stato italiano e/o a un suo ente pubblico di acquistare titoli del debito pubblico nel cosiddetto mercato primario, cioè nel mercato dei titoli del debito pubblico di nuova immissione non ancora collocati.
E qui entra in gioco la proposta di Tremonti, il quale a mio parere non dice affatto una cosa sballata: lo Stato dovrebbe andare all’estero e acquistare i suoi titoli del debito pubblico dagli investitori stranieri. In altre parole, dovrebbe recuperare i titoli di Stato (BTP in particolare) non solo nel mercato secondario (quello delle rimanenze e/o dei titoli non collocati), ma anche nel mercato privato di banche e società di investimento, perché solo così si può arginare la crisi e la speculazione finanziaria:
Il contagio lo stiamo importando dal mercato finanzario attraverso la quota in mani estere del debito pubblico italiano, se non ci sottraiamo al contagio, se non blocchiamo quel canale, non andiamo da nessuna parte, siamo sempre condizionati da fuori, la speculazione finanzaria preme sul debito pubblico, il debito pubblico contagia le banche, le banche non danno soldi alle nostre imprese che vengono ridotte o comprate dall’estero.
L’effetto sarebbe evidente: lo Stato riacquistando i propri titoli, in cambio di moneta sonante, darebbe un segnale di stabilità che stimolerebbe gli investimenti nel nostro paese. La speculazione (il contagio) verrebbe di fatto bloccato e l’economia reale finalmente sarebbe libera di ripartire.
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Sul punto è anche opportuno menzionare gli ultimi dati del Fondo Monetario Internazionale, il quale ha diffuso una notizia piuttosto allarmante: nell’ultimo anno, in Italia, si è avuto un decremento pari al 15% del PIL degli investimenti. Una vera strage economica che in parte è dovuta alla congiuntura internazionale e in parte alle politiche assurde di questo governo, il quale non ha fatto altro che tassare, tassare e tassare le attività produttive.
Ciò detto, ritengo che sarà davvero improbabile che il Governo italiano segua il suggerimento di Giulio. È troppo legato alla speculazione internazionale ed è un Governo messo lì apposta per tutelare chi specula sul nostro debito pubblico. La verità è che questo Governo non ha un vero interesse a che lo spread si abbassi, perché abbassandosi, i nostri titoli di Stato diventerebbero meno appetibili dal punto di vista dei rendimenti. E questo perché lo spread in realtà è il più grosso bluff del secolo: tutti sanno perfettamente che l’Italia è un paese affidabile dal punto di vista economico, ma è anche vero – per dirla con Tremoni – che c’è chi ha «interesse a condizionarci, a colonizzarci, a comprarci».