C’è chi scende dalle stelle e chi scende dai binari. Natale di un pendolare. Ecco, posso dire di essere stato uno dei pastori del nuovo millennio che, in una grande folla, erano accorsi a vedere il Bambino. Unica differenza: eravamo tutti pendolari , uno sull’altro. E il Bambino era solo un bambino.
Situazione: treno, ore 14:50 di un venerdì pomeriggio non qualunque. Del weekend prima di Natale. Panico. Come Erode, i controllori smistano la gente. Tu non puoi entrare, siamo troppi. I bambini no, soffrirebbero troppo. Blocco alle porte. Le persone non possono entrare.
Riesco nonostante tutto ad entrare. Uno si è appena alzato per far sedere una giovane donna con il bambino in braccio che dormiva placidamente. Ha trovato posto, almeno lei, nella calca, un comodo sedile per tenerlo in braccio. Guarda il bambino come chi ha finalmente trovato un posto accogliente. Una capanna.
Il bambino ogni tanto frigna. C’è del sole forte. Lui non sa che nella vita rimarrà abbagliato tante volte e che la luce deve dimostrare di averla lui. Il sole dà fastidio al piccolo: le tendine del treno non funzionano. Anzi, non ci sono.
L’uomo fa “Mi metto io davanti”. Protegge i due, che ora dormono.
Gli altri guardano la scena insieme a me. Il miracolo è avvenuto.
Il treno porta mezz’ora di ritardo verso Napoli.