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Tribunale di Milano: quelle case popolari vanno ai rom

Da Butred77

Lo scorso 20 dicembre, il Tribunale di Milano ha accolto il ricorso presentato da dieci famiglie rom contro il sindaco Moratti, il prefetto Gian Valerio Lombardi e il Ministro dell’Interno Roberto Maroni. La loro richiesta nel ricorso è stata molto semplice: chiedono che venga rispettato l’accordo siglato nel mese di settembre, dal Comune e dalla prefettura, con cui erano state individuate 25 famiglie rom destinatarie degli alloggi Aler” (edilizia popolare) con “l’assegnazione nominativa a famiglie attualmente residenti nel campo Triboniano“.

Tale progetto era stato poi bloccato dallo stesso comune, anche (e forse soprattutto) a causa di pressioni degli esponenti politici di Lega nord E PDL a cui, si è aggiunta la dichiarazione del Ministro Maroni (per questo citato appunto nel ricorso) nella conferenza stampa dello scorso 27 settembre.

Gli avvocati dei rom spiegano infatti che “Nella conferenza stampa, Maroni affermò che i ricorrenti non avrebbero potuto acquisire gli alloggi indicati nei rispettivi progetti, bensì altri, che sarebbero stati reperiti facendo leva “sul gran cuore di Milano”. Tant’è  (si legge nel ricorso), che i nomadi «non hanno potuto fare ingresso negli alloggi loro assegnati» e il prefetto «non ha più convocato alcun abitante del campo di via Triboniano per la sottoscrizione dei progetti di autonomia».

Il giudice civile, accogliendo il ricorso ha quindi affermato il carattere discriminatorio di questa esclusione “basata solo sulle origini rom dei destinatari” e,  ha ordinato l’esecuzione dei contratti di assegnazione delle case entro il prossimo 12 gennaio.

Facile immaginare le reazioni politiche: Giulio Gallera, capogruppo Pdl attacca: «Le politiche del Comune di Milano non le decidono i magistrati. Noi faremo ricorso al Tar, ci opporremmo in tutte le sedi perché i rom non abbiano le nostre case».

Giuseppe De Corato, vice sindaco di Milano afferma: “Qui i discriminati sono i milanesi e non i rom. E deve far pensare che un pezzo dello Stato, la magistratura, bocci un altro pezzo dello Stato, rappresentato dal ministro dell’Interno, dal Prefetto e dal sindaco”.

Io non credo si tratti di discriminazione, il problema delle case è un problema enorme e mai risolto in Italia, che riguarda sia italiani che immigrati. Forse un’attenta e seria politica abitativa potrebbe risolvere il problema.

E’ solo una questione di buon senso e, soprattutto di civiltà!

Fonte: www.repubblica.it


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