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Creato il 10 novembre 2010 da Pierotieni
Trova le differenzedi Rosalba Colombo e Raffaele Mantegazza
13 Novembre 2010 Vimercate - Apre il Must, Nuovo Museo del Territorio.
14 Novembre 2010 Arcore - Si inaugura un nuovo corso di restauro ligneo di Brera, nelle Scuderie
 
Arcore non dovrà più essere il cugino sfigato di Vimercate perché noi dimostreremo di essere più bravi. Furono queste le prime parole del Vicesindaco Firmo appena insediato, e tutti noi che vogliamo il bene di Arcore sperammo che avesse ragione. Dopo quasi 5 anni i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
 
L’amministrazione di Vimercate acquista Villasottocasa e nel giro di qualche anno ha la forza, la lungimiranza, la genialità di pensare e progettare un museo, nonostante che i requisiti per avere l’attestazione da parte della Regione siano stringenti. Nasce il Must, la città e la storia. Un vero radicamento sul territorio, al di là della propaganda della forze che vorrebbero essere  “territoriali” e “federaliste”.  Il territorio che si fa cultura: la motocicletta esposta di fianco al trattore, il personal computer che fa compagnia alla gerla. Un Museo all’avanguardia tra tradizione e tecnologia, che fa capire che esiste una cultura materiale, fatta della storia delle persone e delle comunità, fatta di legno, metallo, paglia e spighe. Dunque, prima arriva il pensiero poi seguono i fatti. Già: ma prima di tutto bisogna avere in testa un pensiero, un progetto. Come è stato possibile arrivare ad un livello così alto? In due mosse: producendo pensiero, progetto, volontà politica, lungimiranza culturale; coinvolgendo nella realizzazione a tutti i livelli possibili i dipendenti comunali del settore cultura e tecnico. La condizione imprescindibile è quella si fare squadra, attivare sinergie d’azione, coinvolgere in un progetto, unire ed includere.
 
Il 14 novembre ad Arcore si concedono due edifici strategici per lo sviluppo culturale e formativo del paese a Brera, per 30 anni, ottenendo in cambio solo qualche piccolo benefit che contabilizziamo in 30 giorni l’anno di utilizzo, previo consenso dell’Accademia stessa. Brera, inoltre, risolve così un annoso problema di spazi, comune oggi a tutte le Università, per un’attività complessa che per la sua natura stessa, necessità di particolari luoghi attrezzati (camera disinfestazione, sala imballaggio, sala spedizione etc…). Brera quindi atterra ad Arcore, dopo un’adeguata segnalazione dell’amministrazione, e si porta a casa a costo zero due edifici.
E chiara la differenza?
Abbiamo sollevato bruscamente il problema del metodo con il quale si è arrivati ad un accordo, un metodo delle segrete stanze. La risposta che ci è stata data è che la trattativa era delicata e che abbisognava di riservatezza. Il settore cultura completamente esautorato ed all’oscuro di tutto.
E’ chiara la differenza?
Il Must è pensato nel territorio, per il territorio, con il territorio e soprattutto per il territorio, da un’amministrazione che non si pensa come affittacamere ma che produce cultura, rimane sul territorio, fa rete con il territorio. Proporrà ed organizzerà eventi, progetti e studi sul e per il territorio. Appartiene al territorio ora e sempre.
Nelle Scuderie di Arcore, che noi abbiamo restaurato con lo stesso obiettivo e per un grande progetto chiamato Arte in Gioco, si stabilisce un corso di restauro di Brera. Ci dicono faranno grandi cose, organizzeranno, se richiesto dalle scuole, corsi e convegni.  In Consiglio Comunale l’assessore Perrella ha ribadito che Arte in Gioco non era valido, e parliamo di un progetto che ha coinvolto esperti da tutta Italia, che ha fatto arrivare ad Arcore  sperimentazioni che mezza Europa ci invidia (un esempio per tutti: il Centro la Lucertola di Ravenna, noto ormai ai livello internazionale, che ha coinvolto molta gente per molti anni). Ora nella ex Olivetti si installa Brera e come contropartita non si chiedono borse di studio, non si pensa a un reale impatto sul territorio, non si propone qualcosa, una misera cosa, che possa ricadere sulla cultura arcorese. Nemmeno si coinvolge la cittadinanza per un benvenuto reale e collettivo all’Accademia, lasciato ad una ufficialità polverosa di due Ministri (impegnati, come si è visto, a radere al suolo la cultura, antica e moderna, piuttosto che promuoverla).

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