Dopo il ritrovamento di 11 mila euro in casa dell’ex presidente della Provincia di Milano, Filippo Penati , e i 20 mila nello studio dell’architetto Marco Magni , ora c’è un tesoro di 43 mila euro sequestrato nell’abitazione di Renato Sarno , uno dei 27 indagati nella vicenda Sesto.
Sarno, secondo i Pm , sarebbe protagonista della famosa finta caparra che, secondo l’accusa, sarebbe una tangente mascherata: nel 2008 , con una compravendita immobiliare vengono liquidati all’imprenditore Di Caterina, uno dei grandi accusatori di Penati , due milioni di euro come caparra di una compravendita che non viene , però, conclusa tra Di Caterina e Binasco , manager del gruppo Gavio.
Sarno sarebbe stato incaricato da Binasco e avrebbe agito a favore di Penati perché l’ex presidente era pressato da Di Caterina, che voleva rientrare dei soldi. Secondo l’avvocato di Sarno quei soldi non rappresentano nessun illecito.
Durante la perquisizione a casa di Sarno , il Nucleo di Polizia tributaria aveva trovato un file denominato “Documento finanziamento Sig.Penati “ nella memoria di un Pc , al vaglio degli inquirenti. Ma anche cartelline con varie documentazioni molto importante secondo i Pm.
Sarno avrebbe avuto un ruolo tecnico nel preliminare di compravendita immobiliare tra Binasco e Di Caterina. La restituzione dei due milioni di euro a Di Caterina , rappresenta azioni anomale come la vendita del pacchetto azionario dell’Autostrada Serravalle alla Provincia che portò in tasca di Gavio una plusvalenza di 179 milioni di euro. Una parte di quei soldi usati per la scalata Unipol.
Vimercati, il braccio destro di Penati, viene giudicato da altri imprenditori dell’indagine , Pasini e Conti, come il veri tramite tra le cooperative e le imprese. L’indagine s’infittisce e si allarga