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Tu sei il Cristo di Dio

Creato il 22 giugno 2013 da Ambrogio Ponzi @lucecolore

23 giugno 2013
Tu sei il Cristo di Dio
12° DOMENICA TEMPO ORDINARIO ANNO C
Antifona d'Ingresso Sal 27,8-9Il Signore è la forza del suo popolo
e rifugio di salvezza per il suo Cristo.
Salva il tuo popolo, Signore,
benedici la tua eredità,
e sii la sua guida per sempre.
CollettaFa' di noi, o Padre, i fedeli discepoli di quella sapienza che il suo maestro e la sua cattedra nel Cristo innalzato sulla croce, perché impariamo a vincere le tentazioni e le paure che sorgono da noi e dal mondo, per camminare sulla via del calvario verso la vera vita. Per il nostro Signore Gesù Cristo...

LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura Zc. 12, 10-11; 13.1
Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto (Gv 19, 37).
Dal libro del profeta Zaccarìa Così dice il Signore: «Riverserò sopra la casa di Davide e sopra gli abitanti di Gerusalemme uno spirito di grazia e di consolazione: guarderanno a me, colui che hanno trafitto. Ne faranno il lutto come si fa il lutto per un figlio unico, lo piangeranno come si piange il primogenito. In quel giorno grande sarà il lamento a Gerusalemme, simile al lamento di Adad-Rimmon nella pianura di Meghiddo. In quel giorno vi sarà per la casa di Davide e per gli abitanti di Gerusalemme una sorgente zampillante per lavare il peccato e l’impurità». - Parola di Dio
Salmo Responsoriale Dal Salmo 62
Rit. : Ha sete di te, Signore, l'anima mia.
O Dio, tu sei il mio Dio,
dall’aurora io ti cerco,
ha sete di te l’anima mia,
desidera te la mia carne
in terra arida, assetata, senz’acqua. - Rit.
Così nel santuario ti ho contemplato,
guardando la tua potenza e la tua gloria.
Poiché il tuo amore vale più della vita,
le mie labbra canteranno la tua lode. - Rit.
Così ti benedirò per tutta la vita:
nel tuo nome alzerò le mie mani.
Come saziato dai cibi migliori,
con labbra gioiose ti loderà la mia bocca. - Rit.
Quando penso a te che sei stato il mio aiuto,
esulto di gioia all’ombra delle tue ali.
A te si stringe l’anima mia:
la tua destra mi sostiene. - Rit.

 
Seconda Lettura Gal 3, 26-29
Quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati Fratelli, tutti voi siete figli di Dio mediante la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo. Non c’è Giudeo né Greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù. Se appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa. - Parola di Dio
Vangelo Lc 9, 18-24 Tu sei il Cristo di Dio. - Il Figlio dell'uomo deve molto soffrire.
Dal vangelo secondo Luca
Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi profeti che è risorto». Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio». Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».
Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà». - Parola del Signore
RIFLESSIONI
  • La Parola di Dio è un antidoto potente contro la voglia di emergere dell’io.
Le letture hanno una preoccupazione di fondo che prende posizione contro una serie di tensioni, di contraddizioni, di paradossi. Il primo è questo: «Le folle, chi dicono che io sia?» , cioè sapere cosa pensa la gente di sé. Questo può far pensare alla nostra malattia, che è anche una risorsa, di raccogliere le adesioni, le appartenenze per crescere di numero. Oggi, il vedere quanti siamo e che cosa pensa la gente di noi, è esercitato in maniera raffinata. La tensione è questa: da un lato è importante che il numero cresca, se si tratta del bene e non di una idolatria, se si tratta di partecipare ai doni della salvezza. Il fatto di essere salvati in cento milioni, anziché in cinquanta, questo non può che farci piacere, ma l’insidia è quella di affidare a questa risonanza i criteri della vita. Si tratta di prendere distanza e di cogliere la risonanza per amore delle persone e non per il dominio, per il possesso, per l’affermazione di sé, per essere potenti. Il Vangelo finisce con il richiamo alla croce, a Gesù crocifisso, a Gesù servo. Il numero sì, ma che sia un numero di amore: che le persone si impegnino in un servizio per amore è un dono importante. Il dono diventa così partecipato ed a comune arricchimento. Occorre vigilare perché sia autentico il desiderio di raggiungere altre persone. Per es.: che un’amministrazione comunale riconosca come utile alla comunità e alla società la risonanza che ha un tentativo di vivere il Vangelo (riferimento alla recente concessione dell'attestato di “cittadino benemerito” a don Lino da parte della Giunta Comunale) è grazia di Dio per il fatto che si è colto l’importanza di questo valore. Tornando al Vangelo, incontriamo un’altra richiesta: «Ma voi, chi dite che io sia?». Prima dicevo dell’ambiguità della passione per il numero, perché questo può diventare potere, e dell’importanza di crescere in questa attenzione, affinché si crei un ambito dove l’uomo può essere valorizzato e dove la venuta del Signore incontra l’accoglienza e la risonanza. Nel riferimento a cosa ne pensa la gente, c’è un aspetto corretto che è quello di vedere condiviso un cammino di verità. L’altra tensione, invece, più profonda, più drammatica, ma anche più chiara e impegnativa è: «Ma voi, chi dite che io sia?». Questo vuol dire mettere ciascuno di noi di fronte alla responsabilità di dare la propria risposta, camminando e tenendo conto della preziosità del piccolo. Per usare un’immagine di Papa Francesco: una candela accesa nella notte è piccola cosa, quasi insignificante; dieci o venti sono già una piccola luce; tremila luci fanno essere la notte come il giorno. Noi come ci poniamo? Noi, piccola cosa accanto ad altre piccole cose, facciamo vivere la luce incarnata. Il rischio è quello di essere spettatori e non attori, di criticare questo e quello e non sporcarci le mani in prima persona. Quindi prudenza, ma anche decisione. Sempre in questa tensione più profonda, che dobbiamo coltivare, emerge un’apparente contraddizione tra la croce e la gloria della Resurrezione. Pietro è pronto nel dire: «Il Cristo di Dio», però poi sarà lui a frenare Gesù dicendogli di non andare. Quindi vive in se stesso questa tensione tra la Resurrezione, che è un orizzonte straordinario, e la morte, che diventa luminosa perché dentro c’è la luce dello Spirito che la anima. Questo avviene nel piccolo e nel quotidiano. La croce non è là in fondo sulla punta della montagna, ma è qui, nel gruppo, nella parrocchia, in famiglia, ovunque. La croce è la via per arrivare alla Resurrezione che è un dono gratuito, ma al tempo stesso è anche impegno nostro in quanto dobbiamo aprire la porta a Gesù, perché possa entrare. Gesù non sfonda la porta, è dono. Come reagiamo alle tensioni, alle difficoltà, agli scontri? Il Papa stamattina diceva che la comunione non è mancanza di difficoltà, di errori e di tensioni. La tensione, nella sua positività, alimenta la luce, perché fa emergere il meglio. Bisogna allora lavorare perché le nostre esperienze siano umili, ma vere. Un’ultima osservazione: il Vangelo dice che il contesto di questo programma, la via della croce per la Resurrezione, è la preghiera e l’ascolto della Parola. Gesù fa quella rivelazione sconcertante durante la preghiera in un luogo deserto dove si era ritirato. Penso che questa sia una preziosa testimonianza. La preghiera spesso è una cosa privata; sarebbe bene avvertire invece che sprigiona una grande forza, una novità di vita. Interroghiamoci per vedere se siamo chiusi all’interno della nostre esperienze o se ci lasciamo ferire dalla realtà e dalle sue fatiche. Per terminare con una battuta: non pettinare le pecore , ma andare a cercarne altre.
PROVOCAZIONI
Gesù domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?» e «Ma voi, chi dite che io sia?».
«Ma tu, chi dici che io sia?».
  • Che posto occupa Gesù nella tua vita?
  • Di fatto, tu, che Gesù mostri?

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