Cresce la tensione in Turchia all’indomani dell’oscuramento di Twitter voluto dal premier, Recep Tayyip Erdogan, in difficoltà in vista delle cruciali elezioni amministrative del 30 marzo.
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Il principale partito d’opposizione, il Republican People’s Party (Chp), ha annunciato che presenterà un appello in tribunale contro la decisione della corte di bloccare l’accesso al popolare social network, insieme a una denuncia penale contro lo stesso leader islamista per violazione delle libertà personali.
Intanto, mentre contro la misura si sono schierate l’Ue, con il Commissario per l’allargamento Stefan Fuele che si dice “gravemente preoccupato”, è lo stesso presidente turco Abdullah Gul che condanna il bando, il governo ha fatto sapere di non avere intenzione di bloccare altri social media, vedi Facebook e Youtube, come precedentemente minacciato.
Il bando di Twitter è solo l’ultima di una serie di misure messe in campo negli ultimi mesi dal partito di governo Akp per rafforzare il controllo di fronte alle proteste crescenti contro Erdogan, pesantemente contestato durante le manifestazioni della scorsa estate. Sul premier islamista si è anche abbattuto lo scandalo tangenti frutto della maxi inchiesta che a dicembre ha colpito personaggi a lui molto vicini e che continua a suscitare tensioni, con la pubblicazione all’inizio del mese di intercettazioni imbarazzanti tra Erdogan e il figlio.
Di fronte all’oscuramento, il web si è scatenato, cercando di aggirare il blocco. L’hashtag ‘TwitterisblockedinTurkey’ è diventato in poche ore tra i più seguiti e su Ankara si è abbattuta una valanga di critiche, con paragoni a Iran e Corea del Nord dove le piattaforme social sono severamente controllate.
A gettare acqua sul fuoco ci ha provato il vice premier Ali Babacan, convinto che un accordo verrà trovato e che si risolverà tutto in un blocco temporaneo. “Non credo che durerà troppo a lungo. Una soluzione reciproca bisogna trovarla”, ha commentato in un’intervista televisiva, sottolineando che la liberta’ di espressione e’ importante, ma bisogna rispettare anche il diritto alla privacy. Il presidente turco, Abdullah Gul, ha inviato un Twitter per denunciare il bando deciso dal governo di Ankara. “Un divieto completo sulle piattaforme dei social media non puo’ essere approvato”, ha scritto il presidente.
Per approfondire: - Turchia: Facebook e Youtube nel mirino di Erdogan