Ogni anno da giugno a settembre con una lenza si cattura il tonno che poi verrà trasformato in cibo. Il documentario in onda su History channel dal titolo : Meraviglie del mondo, tutti pazzi per il sushi ci consente di fare un salto al mercato del pesce di Tokyo, dove se ne vendono a centinaia ogni giorno e una visita a una fabbrica di conserve dove viene messo sott’olio o in salamoia. Il tonno abita nelle acque dell’Oceano Atlantico, dell’Oceano Indiano e Pacifico e del Mar Mediterraneo. Vive in mare aperto a profondità anche superiori ai 500 metri e, in estate, si sposta più vicino alla costa durante la stagione riproduttiva.
Differenti culture applicano tecniche diverse per la cattura del pesce, c’è chi ancora utilizza una lunga lenza, chi usa una rete che diventa una gabbia senza uscita e che permette di catturare 3000 tonni alla volta e chi ricorre a tecnologie avanzate, fortemente distruttive per l’equilibrio del mare. La pesca di un numero elevato di tonni risponde alla richiesta del mercato alimentare occidentale e orientale. Le tonnare rappresentano il 60% della pesca mondiale, ma per raggiungere queste cifre non si sono adottate tutele per il mare, sono milioni gli squali, le tartarughe e gli uccelli acquatici, per non parlare dei delfini e di innumervoli pesci più piccoli. che vengono pescati involontariamente e considerati rifiuti. Gli USA dopo un massiccio boicottaggio dei consumatori hanno introdotto misure protettive più severe. Leggi che vengono promulgate e tiepidamente adotatte ma che hanno almeno diminuito lo
sterminio.l Bluefin (pinne blu) è la specie maggiormente ricercata e ambita per finire nel piatto degli americani che lo adorano e ne consumano circa 1,5 kg a persona ogni anno, nella pausa pranzo, nei famosi sandwich al tonno con aggiunta di patatine fritte, apprezzati da circa l’83% degli americani . Anche durante la prima e seconda guerra mondiale il tonno in scatola fu la soluzione ideale per l’alimentazione dei soldati. Le fabbriche americane sono numerose e immettono nei mercati fino a 40.000 scatolette al giorno di tonno pescato nelle acque di tutto il mondo. Pesci
che vengono scongelati, lavati, tagliati in pezzi, sigillati e inscatolati per finire sui banconi dei supermercati americani.Ovunque nel mondo ci sono posti dove la fame di tonno è insaziabile, forse perché oltre alle sue qualità è alla portata di tutte le tasche e può essere consumato semplicemente in scatola, in piatti prelibati o in costosi sushibar. In effetti per ciò che riguarda il tonno, al grande problema dell’elevata pressione peschiera, si aggiunge, oggi, quello sollevato dalla moda del sushi, che negli ultimi anni non conosce frontiere. Infatti, al di fuori del Giappone, e non solo negli Usa, ma anche nei Paesi dei cosiddetti “nuovi ricchi” quali Russia, Sud Corea e Cina, vi è un boom nei consumi di sushi.
Il Giappone è la nazione che proprio nel tonno ha la sua massima espressione culinaria, con i famosi menu a base di sushi e sashimi. La mancanza del tonno in questi piatti è davvero inconcepibile. Nel mercato del pesce di Tokyo, il famoso Tsukiji fish market, ogni giorno si stima il valore, i battitori ed i buyer autorizzati ispezionano il pesce prima dell’asta per stabilirne la compra vendita che può variare da 20.000 a 40.000 dollari. E’ il piatto principale dei giapponesi, le sue possibili varianti sono tantissime, e dipendono sia dalla forma del cibo sia dagli ingredienti aggiuntivi, resta comunque una prelibatezza.La domanda del mercato del tonno ha raggiunto livelli elevatissimi con conseguenze drammatiche sulla riproduzione, la popolazone si è decimata ed è quasi all’estinzione. Come spesso accade, in nome del guadagno non si rispettano i ritmi riproduttivi dell’animale e se ne pescano quantità eccessive, nel giro di dieci anni sparirà per sempre. Una pesca industriale scellerata unita al nostro massiccio consumo di tonno in scatola e di sushi dei giapponesi hanno fatto sì, che tutte le specie di tonno siano minacciati. I tonni ora vengono allevati anche in gabbie nelle colture acquatiche. Ma le colture acquatiche comportano gli stessi problemi che si incontrano con gli allevamenti di massa sulla terra ferma. L’avidità e l’arroganza hanno sfruttato al massimo questa potenzialità della natura.
Ma c’è anche chi li ama e tenta la loro salvaguardia attraverso ricerche e progetti. Scienziati della pesca, ittologi, ambientalisti e volontari studiano i numerosi esmplari per capirne le abitudini e la vita per imparare a gestirli meglio. C ‘è bisogno urgente di una gestione efficace e di collaborazione o questi magnifici esemplari tanto apprezzati dal nostro palato non ci saranno più, La sfida è aperta!