Tutto tutto niente niente di G. Manfredonia

Un’altra inutile commedia italiana

Con l’arrivo delle festività natalizie, accanto ad alcuni film degni di nota, spuntano delle pellicole che per quanto possano essere simpatiche ed irriverenti, si rivelano un completo spreco di soldi. In un periodo in cui il vero cinema italiano sta soffrendo, che siano questi film a salvarci la faccia? Spero vivamente di no. Nelle sale dal 13 dicembre, Antonio Albanese ci “contagia” con la sua graffiante ironia sperando di tenere compagnia il pubblico durante questo Natale dalle temperature glaciali.

Il comico italiano questa volta si fa in tre. Ritroviamo il politico calabrese Cetto La Qualunque, il nordico di ‘professione secessionista’ Rodolfo Favaretto ed il mistico Frengo Stoppato, già portato al successo durante la trasmissione televisiva Mai dire Gol. I tre hanno in comune lo stesso tragico percorso di vita, dal Parlamento al carcere. Diretto da Giulio Manfredonia e con la partecipazione di alcune starlette della tv nostrana, Albanese tra una risata ed una squallida battuta a doppio senso, illustra un’Italia in piena crisi economica, e facendo il verso a quei Parlamentari che fanno promesse che puntualmente non mantengono. Un lungometraggio che sfrutta i classici canoni della satira politica e sociale, che si perde in un mare di banalità e di no-sense.

Eppure almeno sulla carta e ai botteghini, il pubblico sembra prediligere queste commediole di poco spessore, a discapito di altre che sicuramente stravincono per recitazione, regia e sceneggiatura. Certo è che anche altri film italiani e stranieri a volte sono di indubbia qualità, ma credo sia inconcepibile come Tutto Tutto niente niente, venga pubblicizzato a discapito di altre commediole che sicuramente risultano più piacevoli di queste.

Non capirò mai il vero giro di marketing che c’è dietro a film del genere, ma essendo che ormai si è parlato di crisi economica in tutte le salse, spero che il pubblico ripieghi su altri temi, o quantomeno su lungometraggi che lasciano pensare e non ridere a battute sciocche e fuori luogo.

di Carlo Lanna