In Ucraina la situazione precipita, si va verso la Guerra Civile. Si parla, dati non certi, di quasi cento morti, l’UE si riunisce per decidere eventuali sanzioni:
In piazza Indipendenza a Kiev, in Ucraina, gli scontri tra polizia e manifestanti anti-governativi sono ripresi con molta violenza questa mattina, specialmente dal lato di via Institutskaya. È stata ordinata l’evacuazione del parlamento per motivi di sicurezza, ci sono state esplosioni e spari, sono stati avvistati diversi cecchini sui palazzi della zona e decine di persone sono rimaste a terra ferite e morte.
Secondo il ministro della Salute ucraino le persone uccise negli scontri iniziati questa mattina sono 39, ma c’è molta incertezza sul numero esatto. Nel pomeriggio, il capo dei medici del movimento di protesta EuroMaidan (maidan in ucraino significa “piazza”) ha detto che i morti tra i manifestanti sono stati 60. Quando in Italia erano circa le 16, il corrispondente del Telegraph ha scritto su Twitter che la situazione era diventata «tranquilla», con le forze governative in via di riorganizzazione e i manifestanti che avevano ripreso il controllo delle zone del centro di Kiev perse negli ultimi due giorni.
Sotto attacco anche i giornalisti:
Il giornalista di ABC Kirit Radia ha confermato su Twitter la presenza di cecchini, scrivendo: «I cecchini stanno mirando i giornalisti che filmano dalle finestre, inclusa la videocamera di ABC. I proiettili hanno colpito la finestra». Un canale satellitare indipendente polacco che trasmette in bielorusso, Bieslat TV, ha pubblicato su YouTube un video che fa vedere alcuni manifestanti colpiti da cecchini (attenzione: il video è molto impressionante).
Perchè siamo arrivati a questo punto? Tutto inizia dal mancato accordo Ucraina-Ue in favore di quello con la Russia. Iniziarono le proteste.
Domenica 24 novembre 2013 si tenne a Kiev, capitale dell’Ucraina, la più grande e partecipata manifestazione dai tempi della “rivoluzione arancione” del 2004: più di 100mila persone si radunarono dentro e nei pressi di piazza Indipendenza, nel centro di Kiev, per protestare contro le reticenze del governo e del presidente ucraino, Viktor Yanukovych (leader del Partito delle Regioni, filo-russo), di concludere un vantaggioso accordo commerciale con l’Unione Europea. Il problema, come sempre nella storia recente dell’Ucraina, era la Russia: Il presidente russo Vladimir Putin non voleva che l’Ucraina firmasse quell’accordo, perché avrebbe allontanato il paese dall’influenza russa e l’avrebbe avvicinato a quella europea.
A gennaio poi l’entrata in vigore di leggi liberticide hanno infiammato nuovamente gli animi:
Il 22 gennaio entrarono in vigore in Ucraina una serie di norme in materia di libertà di associazione e di manifestazione pensate per limitare le proteste e sanzionare in maniera molto dura i dimostranti. Le norme furono contrastatissime dalle opposizioni, e non solo per il loro contenuto: furono infatti adottate per alzata di mano e senza dibattito dalla maggioranza del parlamento e vennero definite «incostituzionali» e considerate responsabili di trasformare l’Ucraina «in uno stato di polizia». Le nuove leggi prevedevano, tra le altre cose, fino a cinque anni di carcere per chi decideva di partecipare a manifestazioni non autorizzate, vietavano di protestare a volto coperto o indossando un casco e di utilizzare megafoni in un luogo pubblico, e stabilivano una serie di provvedimenti restrittivi verso le ONG che ricevevano finanziamenti esteri. Riniziarono le proteste e le manifestazioni, dure e partecipate come quelle di novembre.
http://www.ilpost.it/2014/02/19/perche-proteste-ucraina/
http://www.ilpost.it/2014/02/20/live-scontri-kiev-ucraina/