Scritto da Matteo Rinaldi
La Svizzera si ritroverà, a partire dall’anno accademico 2014/2015, a non poter più mandare i propri studenti universitari in Erasmus. E non perché, ritornello che tanto piace in tempo di crisi, “non ci sono fondi”. Ma perché l’Europa non li vuole.
Sembra un po’ la scena di una commedia casereccia, di una litigata tra marito e moglie. Ma la faccenda è molto più seria e complicata.
Dopo l’introduzione, anzi, la reintroduzione delle quote per l’immigrazione da parte degli elvetici, i rapporti con l’UE si sono inevitabilmente incrinati.
Le misure adottate dagli elvetici, decise il 9 febbraio con referendum popolare, prevedono tetti massimi “annuali e contingenti annuali per gli stranieri che esercitano un’attività lucrativa sul territorio elvetico” con una “preferenza per gli Svizzeri e comprendendo anche i frontalieri”.
Il referendum, passato con il 50,3% dei voti, ha visto l’opposizione del Consiglio federale, cioè il governo elvetico, che avvertiva degli “oneri burocratici per la Svizzera in caso di tetti massimi e del danno al benessere Svizzero, dovuto soprattutto all’immigrazione”.
La decisione ha indispettito l’Unione Europea, che fa della libera circolazione dei cittadini europei uno dei propri punti di forza. E’ vero che la Svizzera non fa parte dell’UE, ma è all’interno della Comunità Economica Europea e nel territorio europeo ci sono più di 430mila svizzeri che possono circolare e lavorare senza passaporto, soprattutto in Francia, Germania e Italia.
Saltano, dunque, gli accordi con l’UE. E salta anche l’Erasmus.
“E’ chiaro” ha detto un portavoce della Commissione UE “che gli studenti svizzeri non potranno più beneficiarne”.
Un referendum che pone anche altri problemi: proprio ora che la Croazia entra come ventottesimo Stato europeo i suoi cittadini non potranno circolare liberamente in territorio elvetico.
Proprio oggi si è tenuto l’intervento del Commissario Laszlo Andor, interrotto da Mario Borghezio che, con in mano una bandiera svizzera, urlava frasi “contro la dittature dell’Europa sui popoli”.
Il senatore della Lega Nord Stefano Candiani, nemmeno un mese fa, aveva rilasciato una dichiarazione piccata sul tema dicendo che “La Svizzera ci chiude la porta in faccia. Dopo aver fatto i suoi interessi accogliendo i nostri capitali e le nostre imprese, ora che la crisi si fa sentire non ne vuole più sapere”. In contemporanea, il capogruppo al Senato Massimo Bitonci aggiungeva che “Anche l’Italia dovrebbe lanciare un segnale chiaro. lasciamo che siano i cittadini a scegliere. Qui da noi non c’è posto di lavoro per gli immigrati. Prima i nostri, di disoccupati”.
E Matteo Salvini prometteva: “Presto nuovo referendum in Italia promosso dalla Lega”.