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Ulalume di Edgar Allan Poe

Creato il 22 maggio 2015 da Ivanalessia
I cieli eran foschi e cinereile foglie calpeste e appassite,le foglie cadute e appassite!Ed era una notte di un livido ottobrelontano, in un anno di duolo e mister,ed era giù in riva del gran lago d’Hobrenel triste e nebbioso paese di Wer!giù, lungo il silente, letal stagno d’Hobrenei boschi stregati e profondi di Wer.
E là tra i cipressi di un viale titanicoerravo coll’anima mia,con Psiche, coll’anima mia:e il cuore, in quei giorni, il mio cuore vulcanico,siccome la lava bollìa,le lave e gli zolfi bollìa,che scorrono eterni sui fianchi del Yanikotra i picchi e le rupi dei fiord,che gemono e sprizzano sui fianchi del Yanikonegli ultimi climi del Nord!
E i nostri discorsi eran stati solenni e severi,ma i nostri pensieri ripieni d’affannoe i nostri ricordi un inganno,perché ci eravamo scordatiche quello era il mese d’ottobre,né più rammentato la notte dell’anno.(Ah! notte fra tutte le notti dell’anno!).Non più ravvisammo le rive deserte dell’Hobre,ben ch’ivi altra volta ci fossimo aperto un sentier,non piú ravvisammo il fatal lago d’Hobre,né i boschi stregati e profondi di Wer.
E poi che nel cielo in orientele stelle annunciavano l’alba,le stelle indicavano l’alba,dal fine del nostro sentiero un nascenteci giunse nebbioso baglior;la stella di Venere allora salienteci avvinse in un raggio d’amor,la stella di Venere allor dolcementeci strinse in un raggio d’amor.
«Oh! — dissi — Ella certo più fida che Dianasi leva frammezzo alla bruma,ci appare frammezzo alla bruma!Certo Ella ha saputo che l’anima umananel duol si consuma!che eterni nei nostri cervelli d’infermisi annidano i vermi,e in alto, fra gli astri maligni è comparsaamica, squarciando ogni vel,fra gli astri maligni nell’alto è comparsamostrandoci amica la strada del ciel!»
Ma Psiche, levando la candida mano,mi disse: «Io diffido dell’astro di Venere,diffido del triste, bell’astro di Venere.Oh! non arrestiamoci, fuggiamo lontano,lasciam questi luoghi d’orrore e di duol!».Così mi parlava piangendo, e man manole grandi sue ali piegavansi al suol.Così mi parlava, lasciando man manoche l’ali battute volgessero al suol,volgessero chiuse e tristissime al suol.
Ed io le risposi: «Quest’è solo un sogno,seguiamo, seguiamo la tremula luce,bagniamoci in questa benefica luce!Il suo tremolante bagliore s’accendestanotte di gioia e di speme.Non vedi? esso surge, s’avvia, si distende,vien dunque, ed al raggio volgiamoci insieme.Ei solo guidarci può a porto fedel;poich’esso s’accende di gioia e di spemetraverso le vie profonde del ciel».
Così calmai Psiche, la strinsi al mio coree vinsi i suoi dubbi con baci tremantie meco la trassi in un sogno d’amore.Ed ecco, all’estremo del viale, rizzarcisi innantila porta glacial d’una tomba,la porta istoriata e glacial di una tomba!«Oh — dissi — sorella, che è scritto sui freddi e pesantibattenti di quella tristissima tomba?».Ed Ella rispose: «Ulalume! Ulalume!In questo sepolcro perduto fra boschi e brumeriposa la morta, tua bella Ulalume!».
Allora il mio cuore si strinse funereosiccome le foglie contorte e appassite,siccome le foglie calpeste e ingiallite!«E certo, — urlai pazzo — cert’era l’ottobrein questa medesima notte dell’anno,che sono disceso per questo sentier!In quella terribile notte d’affanno.Oh! quale demonio mi fe’ qui cader?Or sì riconosco le brume e le rive dell’Hobree il triste e deserto paese di Wer!Conosco ora il cupo, fatal stagno d’Hobree i boschi stregati e profondi di Wer!».
http://it.wikisource.org/wiki/Ulalume

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