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Ulisse e i cicli della vita

Creato il 19 maggio 2013 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

Ulisse_-_Il_piacere_della_scopertaUn viaggio tra riti e cerimonie che regolano l’umanità,  Ulisse  racconta i momenti che ci cambiano : riti, feste, e cerimonie. In qualsiasi tipo di società, antica o moderna, occidentale o molto lontana da  noi,  i popoli hanno messo a punto rituali, sacri o profani, che sottolineano e regolano i momenti più significativi della vita, dalla nascita all’ingresso nel mondo degli adulti, gli antropologi li chiamano, Riti di Passaggio.

Nella vita di tutti noi ci sono in effetti dei momenti in cui tutto cambia, in cui agli occhi di tutti noi acquisiamo un nuovo ruolo. Siamo maggiorenni, siamo sposati, siamo promossi sul lavoro, diventiamo genitori, diventiamo nonni.   Sono dei momenti di passaggio in cui la società e tutti,  attorno a noi, ci vedono in modo diverso e ci trattano in modo diverso. Un viaggio attraverso queste tradizioni o rituali, un  viaggio attraverso i modi di pensare dell’uomo che ci porta inevitabilmente nel ciclo della vita umana. La nostra vita è all’insegna del cambiamento. Il cambiamento è parte dei cicli naturali di cui facciamo parte. Esistono momenti precisi in cui ognuno di noi sperimenta delle trasformazioni fisiche e della coscienza. Nella cultura moderna, i riti di passaggio che hanno lasciato il loro segno ancora percepibile nel passare del tempo sono appunto: la nascita, il menarca/

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la polluzione, la maggiore età, (il diploma di maturità – la laurea), il matrimonio (con annesso un rito preparatorio – addio al celibato/nubilato), la maternità/paternità e la morte. Per quanto all’apparenza il termine “rituale” magari non ci appaia come adeguato per riferirsi a questi eventi, basta solo uno scorcio per renderci conto quanto in realtà rechino con loro un grande simbolismo.

Il primo rituale di passaggio personale è la nascita che combacia con la maternità e sono tantissimi i luoghi dove si partorisce ancora in natura, con una mortalità elevatissima, 800 donneal giorno  muoiono ancora di parto. Ecco perchè si sono sviluppati riti che accompaganno la nascita dell’uomo, come i fiocchi appesi che simboleggiano l’unione di due esseri che originano qualcosa, un bimbo appunto. Acqua, purificatrice e candele.  Una rappresentazione della potenza fecondatrice della Natura,  un modo magico per proteggerlo contro gli spiriti maligni. Infatti, la luce della fiamma si oppone alle tenebre e agli spiriti malvagi che dimorano nell’oscurità. Per molte popolazioni africane il nome è provvisorio si attende fino ad un anno di vita del piccolo per assegnarli quello definitivo, un tentativo per scongiurare i pericoli della morte che incombono. Gli indios invece cantano e danzano tutta la notte per scacciare le nuvole che portano la morte sui neonati.

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Il Mali, un paese dove convivono moderno e arcaico, razionale e irrazionale. Vero protagonista un popolo con radici ben salde e tradizioni antichissime: i Dogon. Vivono nella regione della falesia di Bandiagara, a sud del fiume Niger, in villaggi costruiti con il fango. Assegnano anche un nome di un giovane animale al nascituro, che resta segreto per tutta la vita.   I gemelli portano benessere e prosperità e si ritiene che la stessa umanità sia iniziata da un parto gemellare. I dogon sono ricchi di rituali che hanno fatto scrivere fiumi di inchiostro agli antropologi. In una regione poverissima e dalle temperature roventi è fiorita una cultura rimasta intatta per secoli e dichiarata “patrimonio dell’umanità” dall’Unesco per la sua importanza culturale. Per i Dogon tutto è simbolico, dal saluto alla disposizione della case, la struttura per esempio del villaggio rappresenterebbe simbolicamente il corpo umano, con al posto del capo la To-guna, la “casa della parola”, una bassa tettoia dove gli anziani si riuniscono per prendere le decisioni più importanti. Non hanno mai smesso di vivere come nel passato. Alla loro cultura appartiene una mitologia particolarmente complessa, al centro   della quale vi è il culto degli antenati connesso alla celebrazione dei riti. In questo c
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ontesto il ruolo della maschera è molto importante, nelle cerimonie religiose rivolte agli spiriti degli avi, tutti gli uomini diventano menbri della società mascherata chiamarta Awa. Si anima così la fantasia degli artisti che danno prova di particolare abilità nelle rappresentazioni zoomorfe delle maschere. Maschere, suoni e danzatori su trampoli coi i loro colori e con i loro spiriti del cielo e delal terra.  La circoncisione è tuttora molto importante nella cultura dogon. Per i ragazzi la rimozione del prepuzio è il segno del primo passo nel mondo degli adulti. Ogni tre anni ha luogo una grande cerimonia a Songo, vicino a Bandiagara, nel corso della quale fino a 200 ragazzi tra i 10 e i 12 anni vengono iniziati.  Si sposano giovanissimi e il matrimonio è organizzato in caste e gerarchie.

L’abbandono dell’adolescenza da noi è sottolineata con la festa dei 18anni, si diventa adulti  e responsabili. La festa dei 18 anni è un compleanno molto importante per la maggior parte degli adolescenti. Diventare maggiorenne rappresenta una pietra miliare dello sviluppo nella vita di molte persone.  Molti riti di iniziazione all’età adulta   richiedono prove di coraggio, di autocontrollo e resistenza al dolore. Altre solo molta abilità. Diverse prove fisiche e psicologiche che sono il biglietto d’ingresso al mondo degli adulti, ogni cultura ne ha una. E sono spesso sorprendenti ma, tutte  denotano se il ragazzo è pronto ad occuparsi e difendere la propria famiglia. Tuffarsi da una rupe, passare su spine e carboni ardenti,  incisioni, tatuaggi e cicatrici decorano il corpo e sottolineano il passaggio nell’età adulta.

In Congo una tribù che pratica il cannibalismo ha come peculiarità la limatura dei denti a punta, poi ci sono le donne giraffa della Birmania,  il piattello labiale delle donne etiopi e le deformazioni dei piedi delle giapponesi, tutti segnali di appartenenza al proprio gruppo etnico e alla propria cultura. Oggi alcune di queste pratiche sono state vietate, il turismo stravolge questo equilibrio culturale ma lo stesso potrebbero dirlo loro dei nostri seni al silicone o della liposuzione. Il concetto di bello cambia da cultura a cultura ma, da sempre la cura del corpo è una costante nel tempo e sul pianeta. Nella società occidentale si fa di tutto per non apparire vecchi, mentre in altre culture è sinonimo di saggezza e agli anziani vengono affidati compiti importanti, perché hanno acquisito nel tempo il sapere e l’esperienza.

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Superstizioni e sacramanzie resistono anche ai giorni nostri, ecco allora i corni rossi  e i ferri di cavallo, rituali irrazionali che aiutano a placare l’ansia. Amuleti che scacciano le iettature e il corno è il simbolo per eccellenza  ed è il più diffuso amuleto italiano. Emblematico antidoto e sacramentale scudo contro ogni malefico influsso. Le sue origini sono antichissime e risalgono addirittura ai tempi del Neolitico (3500 A.C.), quando gli abitanti delle capanne usavano apporre fuori dall’ uscio un corno come auspicio di fertilità. Specialmente in quei tempi la fertilità veniva associata alla fortuna in quanto, più un popolo era fertile, più era potente e quindi fortunato. E la maledizione del 13 a tavola ? Ci riporta all’ultima cena dove il traditore era il tredicesimo invitato. Quella del numero invece è associata al famoso venerdì 13, nel quale furono sterminati tutti i templari. E i gatti neri? I felini sono sempre stati associati alle streghe del medievo e al diavolo, mentre il colore viola  è il colore dei paramenti sacri usati durante la Quaresima. Nel medioevo venivano vietati, proprio in quel periodo, tutti i tipi di rappresentazioni teatrali e di spettacoli pubblici che si tenevano per le vie o le piazze delle città. Ciò comportava per gli attori e per tutti coloro che vivevano di solo teatro notevoli disagi. Non potendo lavorare, le compagnie teatrali non avevano neanche i mezzi per procurarsi il pane quotidiano, ed erano costrette a tirare la cinghia. Questo è il motivo per cui il colore viola è odiato da tutti gli artisti, in generale, ma è vietato soprattutto in teatro dove con il passare dei secoli è diventato vera e propria superstizione.

Alberto Angela ci parla poi del rito di passaggio forse più famoso: il matrimonio.  Un rito antichissimo, diffuso in varie forme in tutte le epoche e in tutte le culture e che coinvolge non solo gli sposi, ma anche famiglie, amici, interi gruppi sociali. Il matrimonio, dicono gli antropologi, è uno degli esempi più comuni di rito trasformativo. Cioè bastano le semplici parole pronunciate in quei pochi minuti per trasformare radicalmente la vita degli sposi. Usanze diverse atte a stabilire un legame ufficiale e una stabilità alla coppia che deve al suo interno far crescere e tutelare i figli. I rituali ad esso legati riuniscono molte persone che fanno parte del gruppo e la condivisione del cibo è il legame che rafforza e mette in mostra lo status sociale. La danza poi è un modo semplice per cominciare i rituali ne esistono un  incredibile varietà di forme ma tutte hanno radici profonde e tutelano specificità che con

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traddistinguono.

Cicli della vita che vengono messi in scena per essere sottolineati e condivisi, culti e riti che uniscono comunità e ogni popolo, anche il gruppo più piccolo e meno civilizzato, custodisce uno straordinario bagaglio di conoscenze  e strategie di sopravvivenza che fanno parte della nostra evoluzione.Ogni popolo custudisce una ricetta diversa per dire la stessa cosa ovvero, che bisogna amare la vita in tutti i suoi cambiamenti perché è una sola.


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