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Ultimo decennio: 1, 3 trilioni di dollari spesi per i poveri nel mondo….

Creato il 13 marzo 2012 da Cren

Ultimo decennio: 1, 3 trilioni di dollari spesi per i poveri nel mondo….Nello scorso post abbiamo letto che la povertà persiste, anzi in alcune aree aumenta, malgrado siano stati spesi (fra tasse e donazioni) circa USD 1,3 trilioni nell’ultimo decennio (130 miliardi nel 2010), da quando è partita la grancassa dei MDGs. A questa massa di denaro, investita dagli stati (le nostre tasse), si deve aggiungere qualche decina di miliardi di dollari proveniente dalla donazioni private. Questa massa di soldi fluisce verso i governi dei paesi poveri, le organizzazioni internazionali, il sistema delle ONG (circa il 15%). Si calcola che fra stipendi, consulenze, spese di struttura, acquisti nei paesi donatori circa il 55% rimanga dove è partito.

 I risultati sono penosi se comparati all’investimento, la povertà aumenta nelle aree escluse dalla globalizzazione e dal libero mercato e tutti gli indici (salute, istruzione, sicurezza, discriminazione) migliorano solo grazie alla diffusione delle tecnologie e delle conoscenze (dove queste arrivano). Metà del mondo vive ancora con meno di 2 dollari al giorno. Le ragioni della scarsa efficienza dell’industria dell’assistenza internazionale sono riassunte in dal Pilot Aid Transparency Index 2011. Il rapporto segnala la mancanza di trasparenza e di efficacia degli aiuti internazionali (dove vanno a finire i soldi e come sono utilizzati) sia del settore pubblico (Official Development Assistance) che privato (poiché riceve parte dei soldi dall’ODA).

Negli anni gli attori hanno cercato di fare un po’ di propaganda con una serie di summit e proclami ( Parigi-2005; Accra 2008 e il roboante 4th High Level Forum on Aid Effectiveness (?), Busan in Novembre 2011) per pacificare i tax payers che sembrano sempre meno fiduciosi sulla qualità degli aiuti internazionali. Il Rapporto dice che è stata la solita carta patinata, tutto è rimasto uguale. Gli interessi fra donatori e beneficiari istituzionali sono troppo forti e si possono riassumere: non vi diamo i soldi ma lasciateci stare in pace a non fare un cazzo, voi li prendete e fatene quello che volete, così abbiamo aiutato i poveri.

Il rapporto spiega tutto questo in modo più chiaro e segnala che senza trasparenza non vi è possibilità per nessuno di controllare e valutare l’efficienza degli aiuti internazionali, come scrive lapidario:  “Without this fundamental first step all the other aid effectiveness objectives become harder, if not impossible, to meet”. Nessuna organizzazione internazionale raggiunge gli standard minimi e l’Italia s’infila fra gli ultimi posti. Questi dati confermano quanto abbiamo scritto e segnalato in questo Blog, anche in Nepal, dove arriva USD 1 miliardo all’anno, neanche il Ministero delle Finanze, scrivono i giornali, sa dove questi soldi vanno a finire.

L’Italia è in fondo alla classifica della trasparenza negli aiuti internazionali. Parte dei finanziamenti elargiti dal Ministero degli Esteri sono fatti senza delibere specifiche,  non prevedono bandi pubblici e, si sospetta, che arrivino a chi è più ammanigliato. Perciò gli sprechi sono all’ordine del giorno, basti pensare che per valutare (internamente) otto progetti sono stati spesi euro 718.000. Nel 2011 gli aiuti ufficiali italiani sono stati circa euro 240 milioni. Parte sono finiti come contributi obbligatori alle Organizzazioni Internazionali (PAM, UNICEF –che raccoglie soldi anche come ONLUS-, UNRWA, etc), il 50% per prestiti, 25 milioni sono finiti alle ONG italiane.

Abbastanza curioso che una parte di fondi destinati ad “aiutare i poveri” siano finiti per mantenere in  piedi istituti prossimi al fallimento (magari un tempo prestigiosi) come l’Istituto Italo Latino Americano (euro 1,5 milioni). Alloggiato in 3.000 metri nel centro di Roma prima che i soldi (malgrado il contributo) siano finiti e l’Istituto sia stato obbligato a spostarsi in locali più modesti.  L’istituto organizza conferenze, mostre, presenta libri e fà formazione tutte attività che dovrebbero autosostenersi nel mercato. Sembra sulla stessa strada dell’’ISIAO (Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente),  fra l’altro fondato dal mio eroe Giuseppe Tucci, da poco commissariato, perché nella pessima gestione è riuscito ad accumulare perdite fra  1 a 3 miliardi di euro (neache si sà precisamente quanto). In questi Istituti vengono messi in rimessa (pagata) ambasciatori, accademici e loro parenti.

Mi perdo un attimo fra questi enti parapubblici, su cui sarebbe utile che Monti mettesse su un’altra Task Force per verificarne la gestione e l’utilità, perchè un lettore del Blog mi segnala la Società Dante Alighieri (qui i bilanci sono secretati) dove l’ambasciatore Bruno Bottai ha nominato con una bella lettera un residente italiano come Presidente della locale Associazione a Kathmandu, “ambasciatrice della lingua italiana nel mondo”, suscitando, conoscendo il nominato, una monsonica ilarità. Infatti, mi segnalano i lettori, il soggetto, già con qualche problemino in Italia,è adesso piantonato all’ospedale per una tentata truffa (permessi di lavoro in Italia) ai danni di una ventina di nepalesi. Si è tenuto i soldi e anche i permessi. Fatto curioso che la moglie, Presidente della ONG Help Nepal (a proposito di trasparenza) è stata anch’essa arrestata (in questo caso per traffico di patenti false) e che la stessa ONG ricevesse ingenti finanziamenti dalla ONLUS italiana Aiutare i Bambini. già conosciuta  in Cambogia.  Ma lasciamo le ONG per la prossima puntata.


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